Nello stesso giorno in cui venivano comunicate le dimissioni dell'assessore alla Sanità regionale, Volo; i leonfortesi apprendevano la consegna del progetto per la realizzazione della Casa di Comunità. La Casa di Comunità leonfortese verrà realizzata nei locali del vecchio ospedale Ferro/Branciforti/Capra; in quello che fu il reparto di Ostetricia e Ginecologia. In coerenza con quanto definito dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per la componente M6C1 -1.1 il verbale, redatto per l’occasione, fornisce i dati completi della consegna, che prevedono un importo pari a € 1.654.369,46. I lavori avranno una durata presumibile di giorni 390 naturali e consecutivi. La CdC è una struttura sociosanitaria che dovrebbe essere aperta h 24, sette giorni su sette. La CdC dovrebbe riunire diversi servizi di cure primarie e ospitare infermieri, medici di famiglia, pediatri, specialisti, diagnostica di base e servizi sociali. La CdC ha la stessa vocazione dei cari e vecchi Poliambulatori, chiusi per mancanza di personale medico e paramedico, ma essendo pensate nel periodo pandemico per rafforzare la medicina di prossimità, sono meglio strutturate e comprendono più personale. Le CdC prevedono infatti: 10 medici, 8 infermieri e 5 funzionari addetti alle prenotazioni e allo smistamento dei servizi offerti dalla reste sanitaria regionale. Finora, delle 1.420 CdC previste dal Pnrr entro il 2026, ne sono state realizzate solo 413, in 11 regioni. La regione più virtuosa per numero di CdC realizzate è la Lombardia, ma la Corte dei Conti, sezione lombarda, ha rivelato che delle 125 Case di comunità dichiarate «attive» dalla Lombardia, ben 85 sono prive del medico di base e in 112 manca il pediatra. In appena 73 è presente la guardia medica e solo 28 sono aperte ventiquattr’ore per sette giorni, come prevede la legge che ne fissa gli standard: il decreto ministeriale 77 del 2022 firmato dall’allora ministro Roberto Speranza. Ora sappiamo che la Sicilia è spesso meglio della Lombardia, ma non comprendiamo proprio come la costruzione delle case di comunità possa aiutare i cittadini, se poi al loro interno non ci sono medici per erogare i servizi e mentre l’ospedale subisce da tempo forti rallentamenti proprio dei servizi e delle prestazioni a causa della mancanza di medici, mentre il pronto soccorso non riesce a sopperire ai tanti accessi per mancanza di personale medico e mentre i servizi di molti Distretti sanitari non vengono più erogati anche qui per mancanza di personale medico non sostituito a seguito dei pensionamenti, assistiamo all’annuncio dell’appalto di una Casa di Comunità. La sanità ennese, prima di nuove cattedrali nel deserto, necessita di medici e di servizi da erogare, migliorare e potenziare nelle strutture già esistenti. Che le case di comunità saranno costruite con fondi Pnrr poco conta se poi resteranno prive di personale, di apparecchiature e di prestazioni. O no?
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