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Immagine del redattoreGabriella Grasso

Agosto è mese di salsa, al paese.

Fari a sarsa è un momento di gioia, un’attività che nasce dal cuore e pretende lavoro e impegno. Preparare la conserva di pomodoro non vuol dire fare la salsa. La salsa è un rituale che comincia con la conservazione delle bottiglie (a Leonforte vanno molto quelle di birra, la marca è indifferente) continua con la raccolta dei pomodori e si conclude con la preparazione. I pomodori vanno spaccati e salati, appoggiati uno ad uno su reti di lettino coperte da tovaglie di cotone e poi, dopo una notte che servirà a fare scolare “l’acquaredda” cotti.

“Fari a sarsa” è un momento fatto di gioia, fatica e soddisfazione. Il lavoro è condiviso fra grandi e piccini, a questi ultimi tocca di infilare, a forza, le foglie di basilico nelle bottiglie. Gli adulti devono rimestare, continuamente, i pomodori che bollono nel calderone e poi imbottigliare e turare.

C’è chi aggiunge ai pomodori la cipolla. Chi le carote e il sedano, chi pepe e sale… ogni casata ha la sua ricetta.

L’odore del pomodori che bolle, le voci e i rumori non possono essere raccontati, vanno vissuti.



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