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Immagine del redattoreAlain Calò

ALAIN CALO' A BREVE SENZ’ACQUA: CHE FARE?



I giorni sono ormai contati e questo territorio dimenticato da tutti a breve sarà totalmente senz’acqua. Il diritto fondamentale, sancito anche a livello internazionale, di avere accesso all’acqua sarà violato. E, la cosa ancora più grave, nel totale silenzio del governo italiano ed europeo. A questo punto la domanda sorge spontanea: possiamo ancora definirci italiani? Possiamo ancora definirci europei? Il Governo italiano sta stanziando miliardi di euro per una guerra già persa e quando appare in televisione lo fa solo per schermaglie politiche. Neanche il Presidente della Repubblica, peraltro siciliano, mostra alcuna vicinanza al territorio. Perché nessuno di loro, Mattarella, Meloni, Salvini (ma anche Schlein, Conte ecc.) vengono a Nicosia, a Leonforte, a Troina a vedere con i loro occhi la tragedia che si sta consumando? O questo territorio non appartiene all’Italia? Però paghiamo le tasse a questo Stato, siamo soggetti alle leggi italiane, abbiamo dei doveri imposti dallo Stato. E i diritti? Chi lo sa…

E ampliamo il discorso all’Unione Europea: tante schermaglie per la nomina dei vicepresidenti e nessuno a presentarsi in questo territorio per toccare con mano quello che cittadini europei stanno vivendo. È una situazione che non ha precedenti nel nostro Paese per gravità. Certo, nell’ottica del fa più rumore un albero che cade rispetto ad una foresta che cresce, molto più importante fare le passerelle quando c’è stato il terremoto del L’Aquila, le alluvioni dell’Emilia dove la tragedia si è consumata in pochi giorni, qui, invece, dove vivremo un lento stillicidio (e state pur certi che ci saranno anche i morti per il degradarsi della situazione igienico-sanitaria) nessuno vuole venire.

A questo punto che fare? Bisogna lottare con i pugni e con i denti: chiedere aiuto anche al Papa se ce ne fosse bisogno! Questo territorio deve far sentire la propria voce cercando di portare la questione anche dinnanzi alla corte europea dei diritti dell’Uomo e, perché no, anche all’ONU. Servono soluzioni perché questo è uno scenario bellico: e quando tutti ci abbandoneranno, l’unica soluzione andrà trovata nelle nostre forze.

I giorni sono ormai contati e questo territorio dimenticato da tutti a breve sarà totalmente senz’acqua. Il diritto fondamentale, sancito anche a livello internazionale, di avere accesso all’acqua sarà violato. E, la cosa ancora più grave, nel totale silenzio del governo italiano ed europeo. A questo punto la domanda sorge spontanea: possiamo ancora definirci italiani? Possiamo ancora definirci europei? Il Governo italiano sta stanziando miliardi di euro per una guerra già persa e quando appare in televisione lo fa solo per schermaglie politiche. Neanche il Presidente della Repubblica, peraltro siciliano, mostra alcuna vicinanza al territorio. Perché nessuno di loro, Mattarella, Meloni, Salvini (ma anche Schlein, Conte ecc.) vengono a Nicosia, a Leonforte, a Troina a vedere con i loro occhi la tragedia che si sta consumando? O questo territorio non appartiene all’Italia? Però paghiamo le tasse a questo Stato, siamo soggetti alle leggi italiane, abbiamo dei doveri imposti dallo Stato. E i diritti? Chi lo sa…

E ampliamo il discorso all’Unione Europea: tante schermaglie per la nomina dei vicepresidenti e nessuno a presentarsi in questo territorio per toccare con mano quello che cittadini europei stanno vivendo. È una situazione che non ha precedenti nel nostro Paese per gravità. Certo, nell’ottica del fa più rumore un albero che cade rispetto ad una foresta che cresce, molto più importante fare le passerelle quando c’è stato il terremoto del L’Aquila, le alluvioni dell’Emilia dove la tragedia si è consumata in pochi giorni, qui, invece, dove vivremo un lento stillicidio (e state pur certi che ci saranno anche i morti per il degradarsi della situazione igienico-sanitaria) nessuno vuole venire.

A questo punto che fare? Bisogna lottare con i pugni e con i denti: chiedere aiuto anche al Papa se ce ne fosse bisogno! Questo territorio deve far sentire la propria voce cercando di portare la questione anche dinnanzi alla corte europea dei diritti dell’Uomo e, perché no, anche all’ONU. Servono soluzioni perché questo è uno scenario bellico: e quando tutti ci abbandoneranno, l’unica soluzione andrà trovata nelle nostre forze.

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