Questo articolo nasce da un fatto vissuto che si intreccia con quanto sta accadendo nel territorio di Nicosia e Agira (anche se l'evento raccontato é avvenuto in un altro comune).
Parcheggiando l'auto arriva un omone che esordisce "Qui non puoi parcheggiare". Ad una richiesta legittima del perché non si può parcheggiare in quel determinato punto non vedendo alcuna segnaletica di divieto o passo carrabile, l'omone apre la portiera dell'auto e fa "il divieto sono io, se non ti sta bene te ne vai oppure faccio saltare te e la macchina" chiudendo la portiera con forza e insultando il malcapitato il quale passerà una serata a 150 battiti al minuto.
La situazione, realmente avvenuta, porta il malcapitato a dover sottostare ad un Siffatto atteggiamento per un motivo molto semplice: come fa a provare questa violenza a dir poco gravissima? Anche ammettendo che ci fossero le telecamere l'omone potrà benissimo difendersi dicendo che aveva aperto la portiera come atto di cortesia per chissà quale motivo.
Risultato? L'omone, nella più totale illegalità vince, il povero malcapitato perde e deve anzi pregare di trovare l'indomani la propria macchina incolume.
Se questa deve essere la normalità vuol dire che prima di uno Stato bisogna rivolgerci ad un atteggiamento mafioso. Che lo Stato ha perso. E ha perso perché a questa persona con le nostre tasse é garantita una sanità pubblica, é garantito un reddito minimo, é garantito financo il diritto di voto. Ed é anche garantita l'impunità di poter agire in questo modo. E siamo noi con le nostre tasse a garantire a questo personaggio tutti questi diritti. Uno Stato se non é in grado di difendere i propri cittadini e mantenere l'ordine con una adeguata forza ha perso qualunque giustificazione di esistere, divenendo solamente un carrozzone parassita a nostre spese. La mancanza di una certezza della pena é sintomatico del fallimento dello Stato. Ancor piú, la mancanza da parte dei cittadini di un senso di sicurezza ma anzi di un fatalismo del tipo "é così, che ci vuoi fare?" rappresenta la morte dello Stato stesso sottoposto alla legge del più forte.
E non si venga a dire che questo atteggiamento (chiamiamolo col nome appropriato: mafioso) appartenga ad una minoranza. Appartiene, infatti, ad una maggioranza perché non é colpevole solo chi attua un Siffatto atteggiamento ma anche chi, sapendo di una tale fattispecie, si gira dall'altro lato.
Tutto ciò mostra la grande ipocrisia della retorica "1 vale 1" e che siamo tutti uguali. Nel regno animale, similmente a quanto avvenuto nella vicenda raccontata, un leone conta più di mille topolini. Ma il regno animale si basa sulla legge del più forte. Facciamo una domanda provocatoria: se l'omone avesse saputo che quella macchina apparteneva ad un capo mafia come si sarebbe comportato? Vedete, nella legge del più forte la mafia batte lo Stato ed é totalmente inutile fare fiaccolate o dedicare aeroporti a chi é morto per il contrasto della mafia. Quelli sono morti nel totale abbandono dello Stato. La nostra specie umana dovrebbe, invece, basarsi sulla legge del più intelligente rendendo topolino il forte. È stata, infatti, la mancanza di preparazione e cultura a permettere ai totalitarismi di imporsi. E la storia insegna che i totalitarismi hanno sempre trovato terreno fertile nella gente con poca istruzione, quelli che basano sulla forza bruta l'unico modo di vivere perché rifiutano qualunque forma di ragionamento.
Serve rivedere, quindi, il nostro sistema democratico, riportando la sacralità del voto che non può essere concesso solo per un criterio anagrafico ma dietro apposito esame e preparazione. Tutti devono essere potenzialmente elettori ma non tutti possono diventarlo. In questa maniera verrebbero abbattuti episodi di clientelismo e di mafia, abbattendo anche episodi vissuti come quello raccontato all'inizio di questo articolo.
Perché ad oggi lo Stato ha perso e ha vinto la mafia e il suo atteggiamento mafioso. Ha vinto la distribuzione del calendario alla zia Peppina rispetto ad una programmazione seria. Ha vinto la pancia, non il cervello. Ha vinto quindi il nostro essere animale e non razionale.
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