Il titolo dell’articolo è ovviamente provocatorio. Come tutto l’articolo vuole essere provocatorio dato che proviene da chi ha sempre avuto pesanti riserve nei confronti della Chiesa ma ha comunque mostrato un interesse, seppur ultimamente non più legata ad una dimensione di fede, nei confronti della spiritualità. Con questa premessa anche per onestà nei confronti di chi legge e tirando un sospiro di sollievo sul fatto che quantomeno i roghi sono stati aboliti da un pezzo (quelli morali invece esistono e si fanno sentire), nel giorno di Pasqua ci viene in mente una riflessione sulla figura di Giuda, il tanto odiato e condannato Giuda reo di aver tradito Gesù.
Eppure qualcosa non torna perché, se ci fate caso, il giorno di Pasqua, che il Cristianesimo pone come il giorno più importante a fondamento della propria religione nasce grazie al contributo di Giuda. Come avrebbe fatto, infatti, Gesù a risorgere se non morendo? E grazie a chi è finito sulla croce e quindi è morto? Tra i vari vangeli apocrifi, ovvero il Vangelo di Giuda, si riporta proprio un dialogo tra Gesù e Giuda con l’ “accordo” di questo tradimento, proprio perché attraverso questo tradimento si potesse compiere la morte e la successiva Resurrezione. Pensiamoci: senza questo “tradimento” ci sarebbe mai stato un Cristianesimo? Gesù, non morto, avrebbe continuato a predicare, sarebbe anche arrivato ad una certa età (magari, strizzando l’occhio ad un’altra lettura apocrifa, sposando Maria Maddalena e finendo in Francia) e poi sarebbe morto di morte naturale pressoché nella dimenticanza di tutti perché, come canta Guccini, “gli eroi son tutti giovani e belli”.
Giuda quindi è un padre del Cristianesimo e il “tradimento” e il “complotto” ne sono caratteristiche fondamentali. Certo la Chiesa nella storia ha poi fatto di questi due strumenti abbastanza uso da far impallidire lo stesso Giuda, però l’importante è che si sia lavata la coscienza nel condannare senza se e senza ma chi ha fatto il lavoro sporco per far nascere la Chiesa. E il suicidio di Giuda stesso ha ben poco a che vedere con la disperazione del non pentimento. Di che cosa si sarebbe dovuto pentire? Di essere stato un importante mezzo per la resurrezione e per la nascita del Cristianesimo? Magari il suicidio in questo caso può leggersi come l’ignoranza generale che non ha riconosciuto il pesante fardello della missione di Giuda e che lo ha isolato, ghettizzato, portandolo, sicuramente provato della responsabilità che gli era toccata in sorte, al suicidio. E anche i trenta denari, chissà, se non era uno strumento di quello che oggi chiameremmo “spionaggio”, ovvero fingersi amico col nemico per raggiungere un risultato utile senza essere sospettato.
Che figura complessa, quindi, quella di Giuda. E, per certi versi, affascinante: è colui che si carica tutto l’odio sulle spalle per far nascere quella che si chiama la salvezza. È colui che fa il lavoro sporco, il classico “cornuto e mazziato” e che mostra in maniera inequivocabile ancora una volta l’inconsistenza delle religioni, troppo legate ad elementi folkloristici e poco votate al rapporto, che dovrebbe essere solo personale, tra l’Uomo e l’Assoluto. Dante lo condanna all’inferno nella peggiore della condanna, la Chiesa si è impegnata a dirgliene di tutti i colori, ma quanto sarebbe bello vedere invece un Giuda in Paradiso o comunque in una dimensione altra al cospetto di un qualunque Assoluto. Per due ragioni: se questo nostro ragionamento per quanto provocatorio sia vero, merita più di tutti quel posto, se invece il tradimento c’è stato e il tutto è stato una semplice casualità e un colpo di fortuna scaturita dalla cattiveria di Giuda, farebbe molto piacere vedere un Assoluto veramente misericordioso di fronte ad una Chiesa che è sempre pronta a puntare il dito di condanna verso tutto e tutti (badando bene di non mettersi davanti ad uno specchio).
Auguri Buona Pasqua
Alain Calò
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