Incipit storico
Nella notte fra il 21 e il 22 luglio del 1943, i genieri della Royal Canadian Engineer costruirono il primo (dei 3000 su tutto il territorio nazionale) ponte Bailey, sopra la gola Strigilò, in luogo del ponte Petrangelo, dall'omonimo torrente, che i tedeschi avevano fatto saltare per rallentare l'avanzata degli Alleati, impegnati nell'operazione Husky. A Leonforte, si trovava un importante blocco nazi/fascista che, in tre giorni, venne sgominato dagli anglo-americani. La battaglia per la presa di Leonforte costò la vita a 33 civili. Del ponte non è rimasto nulla.
Inaugurazione monumentale
Martedì 26 luglio 2023, nel corso delle commemorazione per gli 80 anni dell'operazione Husky, è stata inaugurata una miniatura che riproduce il ponte Bailey. Il monumento è stato posto sullo spartitraffico a nord del paese, in prossimità di un sito bellico di dolorosa memoria, ma esattamente all'opposto dal luogo originario. Va bene comunque. Quel budello potrà trovare una nuova dignità urbanistica, e, sopratutto, ricorderà i morti militari indicati da decine di burial markers. 57 furono i canadesi morti in quella battaglia. Dei civili si è persa memoria, ma la guerra la fanno i generali, vi muoiono i soldati e ne pagano lo scotto i civili. Tra il 1942 e il 1945 gli Alleati commisero crimini e violenze a danno dei civili, paragonabili ( e spesso di ispirazione) a quelle dei nazifascisti.
Oltre 17.000 furono le vittime dei militari americani nei tre paesi europei e vasto fu il quadro degli stupri commessi nell’ultima guerra mondiale: assai noti quelli dell'Armata Rossa a Berlino, ma gli Alleati non furono da meno. In Sicilia un grave episodio si consumò a Capizzi. Dopo il 19 luglio del 1943, la 15esima divisione Panzergrenadie del generale Rodt, si ritirò lungo la linea dell'Etna dove si svolse la cruenta battaglia di Troina, lasciando la cittadina in balia del generale Alphonse Juin, a capo di un gruppo di goumier, che avrebbero stuprarono e depredarono come nel 1944 nel sud del Lazio, in Ciociaria. Queste violenze sono passate alla storia con il termine razzista "marocchinate". Da documenti dell’Archivio Centrale dello Stato, risulta che anche i francesi bianchi parteciparono alle violenze, e nella seduta notturna della Camera del 7 aprile 1952, la deputata del PCI Maria Maddalena Rossi le denunció; affermando che solo nella provincia di Frosinone vi erano state 60.000 violenze da parte delle truppe del generale Juin. Dalle numerose documentazioni raccolte oggi possiamo affermare che ci furono 20.000 casi accertati di violenze, numero del tutto sottostimato; diversi referti medici dell’epoca riferirono che un terzo delle donne violentate, che si erano fatte medicare, sia per vergogna o per pudore, preferì non denunciare. Facendo una valutazione complessiva delle violenze commesse dal Cef (Corps Expéditionnaire français) iniziate in Sicilia e terminate alle porte di Firenze, possiamo quindi affermare con certezza che ci fu un minimo di 60.000 donne stuprate, ognuna, quasi sempre da più uomini. Questo sarebbe dovuto essere ricordato, ma si è preferito l'omaggio ai "liberatori". E' più rassicurante.
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