La morte di Navalny rappresenta senz’ombra di dubbio una delle pagine più buie della storia contemporanea. Perché, al di là del pensiero politico con cui si può più o meno essere d’accordo, la base della nostra civiltà è la libertà di poter esprimere quel pensiero. Navalny, col suo esempio, entra a pieno diritto nel novero dei martiri della libertà, caduto con l’unica colpa di aver criticato il potente di turno, di aver espresso una visione differente e diversa da quella presentata da chi detiene il potere. Navalny è un simbolo, ma un simbolo molto scomodo perché è facile parlare di libertà, riempirsi la bocca di questa parola. Ma la libertà è ben altro. La libertà è azione, anche martirio. Spesso, anche nelle società dove si presume esista la libertà, in realtà vi è solo ipocrisia. Il clientelismo non è libertà. L’asservimento al potente di turno non è libertà. L’accontentarsi non è libertà. La rassegnazione ad uno status quo non è libertà. La libertà è una terra senza confini, una pratica da vivere ed esercitare ogni giorno pur sapendo di pagare cara la propria scelta, magari a volte vedendosi isolato da un gruppo, scavalcato da qualcuno prono al potere, con opportunità che vengono tolte per il capriccio del potentino di turno che ci vorrebbe vedere asserviti. Tentazioni, a volte pesanti, a volte anche che mettono a rischio la nostra stessa vita, a cui i più deboli cedono come hanno ceduto i navigatori al canto delle sirene. Ma i più forti, dove con forte si indica colui che ha compreso che la libertà è il bene sommo a cui aspirare in questa vita (e una simile comprensione può aversi solo grazie ad una certa profonda cultura), riescono a resistere anche all’estremo sacrificio. Perché gli uomini passano, le idee restano.
A Nicosia nel silenzio generale e assordante, è comparso un piccolo omaggio a Navalny sulla scalinata del Duomo in Piazza Garibaldi. Siam certi che non è un gesto fatto da certe associazioni o da certa elite che avrebbe sbandierato ai quattro venti con la stampa accondiscendente una siffatta cosa, dato che questo gesto non ha trovato l’attenzione che merita. Ma certe associazioni e certa elite è lontana anni luce dal gesto eroico di Navalny, certamente all’opposto rispetto ai baroni e a personaggi dal torbido passato qui tanto celebrati, ed è buono che non abbiano infangato questo martirio col proprio egocentrismo. Invece quanto è bello vedere in quell’angolo quella immagine, nel silenzio e pensare che non servono roboanti proclami ma silenziosi gesti per sensibilizzare e cambiare il mondo. Quanto è bello che un anonimo abbia voluto creare un piccolo memoriale a Nicosia a monito della cittadinanza tutta. Chissà nella frenesia della vita che ormai ci ha tolto la libertà di noi stessi quanti di noi lo hanno ignorato passando per quella piazza. Ma chi l’ha visto, credeteci, ha apprezzato molto questo omaggio silenzioso. Ci piacerebbe tanto pensare che sia stata la diocesi stessa, o comunque pur accorgendosi del piccolo omaggio ha deciso di non toglierlo, a rendere omaggio alla libertà. Sarebbe un profondo e gradito cambio di passo rispetto al buio passato di quando da quella stessa scalinata il rappresentante (ormai ex) di quella diocesi si scagliò contro una rassegna libraria. Perché chi si scaglia contro i libri si scaglia contro le idee e quindi si scaglia contro la libertà.
A chiunque abbia messo quell’omaggio a Navalny solo una cosa: grazie.
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