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Immagine del redattoreAldo la Ganga

ANGELO FICARRA IL VESCOVO SENZA CHIESA

La vicenda di Mons.Angelo Ficarra (1885-1959), destituito da vescovo di Patti e assegnato alla diocesi-fantasma di Leontopoli Augustamnica, ( sul delta del Nilo) è una pagina non proprio edificante per la chiesa cattolica, e rientra tra le tante storie di “dimissionamenti forzati” di vescovi, preti e uomini e donne di chiesa.

La storia di Angelo Ficarra, ci fa comprendere molti aspetti della Chiesa italiana tra fascismo e rifondazione dello Stato democratico, ma anche del clima che nel nostro paese si respirava quotidianamente come commistione tra il sistema politico dominate in quegli anni ( prima il Fascismo e poi la Democrazia Cristiana, attraverso la religione , il sacro e il cattolicesimo che costringeva soprattutto i credenti e gli uomini e le donne della chiesa ad allinearsi in maniera conforme all’ideale progettato e strutturato, non dal cristianesimo in tutte le sue espressioni sociali e spirituali ,ma dalla casta vaticana.

Un modo atipico di interpretare il rapporto con il potere, quasi sempre servile e funzionale a tutte e due i poteri, politico e religioso e molto spesso dimenticandosi dei poveri e dei diseredati.

Ieri come oggi, per quanti operano all’interno della chiesa cattolica e praticano e predicano scelte non sempre conformi all'ideale di società cristiana proposta dalle gerarchie ecclesiastiche, sono sicuramente persone osteggiate e messe in difficoltà.

Chi cerca oggi come ieri, come Angelo Ficarra, che era un uomo di profonda spiritualità e cultura teologica, di praticare il vero cristianesimo, entra, suo malgrado in rotta di collisione con la Gerarchia vaticana.

Angelo Ficarra, il 22 novembre 1936 fu ordinato vescovo da monsignor Giovanni Battista Peruzzo, facendo il suo ingresso nella diocesi di Patti. Dedito alla meditazione e alla preghiera ma attento alla pastorale e desideroso di trasmettere della Chiesa l'immagine del servizio, Ficarra mantenne sempre una posizione di ferma distanza dal potere politico.

Nel 1938 fu richiamato da Papa Pio XII, per aver impedito la proiezione di un documentario sul viaggio di Mussolini in Sicilia, fedele al divieto di proiettare film durante le feste religiose.

Dopo la Liberazione, risultò particolarmente inviso agli esponenti locali della Democrazia Cristiana, che addebitavano alla mancata mobilitazione del clero la mancata affermazione dello scudocrociato nelle elezioni a Patti e in altri comuni vicini, e nel caso specifico del Ficarra, mai invitò la gente che partecipava numerosa alle sue omelie di votare Democrazia Cristiana.

Nell'estate del 1950,la goccia che fece traboccare il vaso, mons. Ficarra firma e si spende, per, la petizione pacifista contro la proliferazione nucleare (appello di Stoccolma) promossa dai Partigiani della Pace, guidati dal premio Nobel, e comunista, Frédéric Joliot-Curie.

Essa sembrava infatti una presa di posizione in aperta violazione della scomunica di Pio XII verso i comunisti e in particolare del divieto ad appoggiarne le associazioni da essi organizzate "anche se camuffate sotto altri nomi".

Come raccontato da Leonardo Sciascia, la Sacra Congregazione Concistoriale, allora presieduta dal cardinale Piazza, chiese invano le dimissioni di mons. Ficarra, ma non riuscendo ad ottenerle, la Sacra Congregazione pose quindi sotto tutela il vescovo e nel 1953 gli affiancò un ausiliare non richiesto, nella persona di monsignor Giuseppe Pullano. Nel 1955, non essendo nel frattempo giunte le dimissioni di Ficarra, convinto di non avere colpe, monsignor Pullano fu nominato amministratore apostolico sede plena; in tal modo Ficarra, pur restando a capo della diocesi (sede plena), era nei fatti sollevato da ogni incarico, perché Pullano operava da reggente direttamente a nome del Papa.

La vicenda si risolse il 2 agosto 1957, quando monsignor Ficarra fu promosso ad arcivescovo titolare di Leontopoli di Augustamnica, sede fittizia e quasi inesistente ( questa diocesi e ad oggi vacante dal 1972) rappresentando di fatto un esautoramento per il vescovo, che sarebbe morto due anni dopo, il 1º giugno 1959.

Venne sepolto nella chiesa madre di Canicattì, città in cui era nato 74 anni prima.


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