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Immagine del redattoreGabriella Grasso

Basta con il linguaggio sessista

La violenza contro le donne è anche violenza verbale, che ferisce e uccide più o prima dei gesti. Le parole dette o negate fanno sparire le donne dalla scena pubblica, le sminuiscono e le delegittimano perché è l'impianto verbale maschilista e patriarcale che giustifica tutto questo, in funzione di un sistema reiterato e vetusto . La questione linguistica non è mai velleitaria, le parole non sono solo parole; le parole producono significati, azioni e creano relazioni. Avvocata, sindaca, ministra non sono solo parole; sono significati e riconoscimenti di una realtà, e il problema non è un altro, ma è proprio questo. Ogni giorno scegliamo le parole da usare, e il nostro comportamento è condizionato da questa scelta. Decidiamo di trattare le cose per come le abbiamo nominate, beni o merce residuale che siano. Le discriminazioni passano dalle parole innanzi tutto perché il modo in cui nominiamo la realtà è il modo in cui decidiamo di abitarla. E dato che parlare è considerato sovversivo e scrivere lo è di più, specie se si è donna, è necessario dire e scrivere anche di queste ingiustizie che saranno sanate solo se ne prenderemo coscienza.




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