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Giuseppe Gallo

Carcere scolastico

Lettorə,


recentemente, all’IIE Medi-Vaccalluzzo, è stata varata una nuova disposizione che aumenta la sorveglianza “normale” nei confronti degli studenti e che li costringe ad avere le loro ricreazioni in degli spazi limitati prestabiliti. Il motivo del varo di questa ordinanza, non è chiaro, eccezion fatta per una presunta “esuberanza” degli studenti durante la ricreazione; questa devoluzione (o evoluzione, a seconda dei punti di vista), costituisce però il culmine della cultura carceraria che si vive nelle scuole.


Nelle scuole vige un classismo rigidissimo, ove gli studenti vivono come dei sottoposti ai quali gli insegnanti, frustrati anche loro dalla loro esperienza didattica, possono fare quello che voglio. Non sono rare le crisi di dispotismo ove gli insegnanti propugnano la loro autorità. Spesso gli insegnanti vietano persino di andare in bagno, di essere contestati o di rivolgersi a loro con fare più amichevole.


La scuola è degli studenti, eppure i nostri diritti sono pochi. Gli orari sono impossibili, il metodo pedagogico e didattico fallito sin dall’inizio, intento solo a formare lavoratori servili con una conoscenza aneddotica e mnemonica delle materia, senza alcun principio critico. È il momento di pretendere dalla scuola, e non solo la riforma, ma anche la rivoluzione. Il nostro diritto è all’educazione libera e personale, e ciò non sarà possibile finché la scuola rimane un carcere minorile. Una buona serata,





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