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Con gli occhi di uno Zoomer

Immagine del redattore: Claudio LonghitanoClaudio Longhitano

Aggiornamento: 6 lug 2022

Mentre i dati ci avvisano dell'arrivo di una delle più grandi recessioni della storia recente, il mondo sembra andare avanti. Certo, stiamo appena uscendo da una pandemia che ha sconvolto intere società, c'è in corso una guerra alle porte dell'Unione Europea, una crisi energetica invalidante, un sistema economico basato sull'interdipendenza più assoluta che però, a quanto pare, regge male i periodi ciclici di crisi e secondo le più recenti stime, abbiamo all'incirca 7 anni 20 giorni e qualche ora per far sì che le emissioni vadano a zero e così evitare un peggioramento verticale delle condizioni di vita sulla terra. Almeno per noi umani. Alla fine è il nostro punto di vista che conta maggiormente, no? Sarebbe strano il contrario.

Eppure il mondo sembra andare avanti, mettendo queste preoccupazioni da un lato ed occupandosi di quei problemi immediati che, ovviamente, ci influenzano maggiormente ora e adesso. D'altronde gli Stati non potrebbero fare diversamente. Nei periodi critici serve stabilità e la stabilità, da sempre, la si raggiunge con un occhio e mezzo sul presente e l'altra metà che cerca di intravedere il futuro. Di solito male. E l'Italia, in tutto questo, com'è che sta messa? L'Italia in tutto questo cerca di rispondere come meglio può alla situazione, accodandosi un po' per noia e un po' per incapacità strutturale, nello stesso paradigma in cui altri Stati europei e mondiali stanno. La spettacolarità della mediocrità italiana nel prendere azioni governative ed amministrative è sempre stata quella di non fare, dalla data della sua nascita, quasi mai nulla di eccezionale. Occupandosi spesso più dell'ordinario che dello straordinario. I mega progetti per il futuro, in Italia, sono sempre stati pochi e a volte sono pure falliti (cough cough MOSE cough cough) o nati come fallimentari/inutili (cough cough TAV). Non era colpa dell'impalcatura politica però, né tanto meno da quando esiste la Repubblica è stata una questione di come la democrazia Italiana funzionava. I politici nostrani si sono adattati, se proprio vogliamo sforzare queste parole, ad un contesto che, semplicisticamente, funziona così. E alcuni aggiungerebbero: ed è sempre funzionato così.

L'ordinario, qui, è più importante. E il futuro è sempre stato visto come talmente lontano da non prendere mai azioni concretamente impattanti. Azioni che magari se prese qualche decennio fa non costringerebbero centinaia di migliaia di persone a temere di doversi rassegnare ad una vita senza speranze.


La domanda però che a questo punto sorge spontanea è: ma perché? Perché invece che prendere nota di quello che sta succedendo per poi sviluppare una risposta sensata e lungimirante a questi problemi, ci ostiniamo ad avere le politiche dell'immediato. Perché non cercare di diventare innovatori oltre che già essere santi, poeti e navigatori? Perché non cercare di creare garanzie e progettualità a lungo termine che possano POI aiutare i cittadini? Perché la nostra risposta alle crisi è barcamenarci alla meno peggio con politiche tampone e ridicolmente inefficaci nel lungo periodo? Semplicemente perché il potere contrattuale (in questo Stato come in moltissimi altri) chi il futuro se lo dovrebbe vivere, non ce l'ha più. Perché il nostro destino demografico è già scritto e se non sei nato entro un certo periodo, il peso politico, meramente, ti manca. Quello, il peso politico, è rimasto in mano a due (ma più concretamente ad una) generazioni che hanno costantemente scommesso con il tempo e con la convinzione errata che le cose con il tempo si possano aggiustare da sole. E nel caso ci pensiamo domani Mo, il domani essendo già arrivato l’altro ieri, sarebbe il caso di cominciarlo a trattare seriamente, no? Ecco perché nasce questa rubrica. Rubrica che non coprirà nulla nello specifico se non il punto di vista di una persona che fa parte di una generazione che, forse troppo spesso, è vista ed interpretata con gli occhi sbagliati. ”Con gli occhi di uno Zoomer” nasce per dare una voce in più a chi è nato nel ‘momento sbagliato’. Per creare uno spunto aggiuntivo a chi la speranza, a quanto pare, ha paura pure di averla.


Specialmente in un territorio come il nostro. Sarebbe anche il caso di capire chi sono gli Zoomer. Almeno brevemente. Sono gli abitanti della generazione Z, i nati tra il 1996 e il 2012, subito dopo i millennial e subito prima la generazione Alpha. Affezionati ad alcune tematiche ed argomenti particolarmente ritenuti importanti, diamo importanza a valori ed ideali che invece altre generazioni minimizzano. Per questo i pezzi di questa rubrica saranno inusuali per un pubblico di età differente. Ma è questo il gioco, no? Vedere con occhi diversi. Si parlerà di problemi intergenerazionali, di problematiche solo giovanili, di realtà che spesso vengono discusse poco se non male, di giovani imprenditori del territorio che viviamo, di innovazione, di tecnologie che potrebbero aiutarci ad essere lungimiranti, di cose idiote e divertenti e di cose importanti e noiose. Dei problemi che derivano da una miope interpretazione delle cose e che omette pure troppo frequentemente di ragionare al futuro e all’importanza di affrontare certi argomenti ora e subito.

“Con gli occhi di uno Zoomer” darà la possibilità di vedere il mondo circostante da un punto di vista che, probabilmente, in molti nemmeno considerano. Perché c’è la convinzione di fondo che per quanto sia vero che questo non sia un Paese per giovani, non significa che non ne valga la pena parlare delle cose dei giovani.

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