Alla fine della stagione (estiva) chi per mestiere accoglie i turisti, fa i conti. Quanti turisti sono arrivati? Quante strutture offrono ospitalità? Quante persone torneranno e quante invece non torneranno più? E in ultimo vale la pena continuare a investire su un territorio che non dialoga con i lavoratori del settore?
Io ho un Bed&Breakfast&Books da più di dieci anni; ospito turisti in pochi periodi dell'anno e lavoratori e lavoratrici per la maggior parte del tempo. Opero in una realtà non baciata dal mare o dal turismo da Borgo e sebbene molte potrebbero essere le attrattive culinarie e paesaggistiche e monumentali e tradizionali, pochissime sono usate e rilanciate in campo nazionale e internazionale. I turisti estivi spesso sono i paesani di ritorno o i figli o i nipoti dei paesani e abituati alle comodità del Nord pensano di trovare tuguri piuttosto che camere e primitivi invece che evoluti italiani in grado di parlare la lingua e sinanco l'inglese, all'uopo. Sono loro che in uscita lasciano un pizzino fitto, fitto, di suggerimenti (non richiesti) per migliorare l'ambiente, facendo paragoni con alberghi pentastellati della costa amalfitana o ligure o di quel paese. A piè di pagina, usano anche sottolineare i difetti della tua struttura che non ha passato l'esame al luminol del coprirete o pecca nella fuga del pavimento all'angolo, sotto l'armadio. Quante cose vorresti dire a queste care persone eppure non le dici perché bisogna essere sempre carini e coccolosi e bisogna tenersi dall'invitarli a visitare quel paese. Chi, come me, ha investito capitali familiari sul territorio proprio, decidendo di restare invece che andare e provare altro dall'insegnamento, vorrebbe avere più ascolto dalle istituzioni per meglio lavorare e meglio far crescere il paese che non vive di soli talenti artistici o di bellezza decantata a ogni piè sospinto.
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