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riceviamo e pubblichiamo

DOMENICO GIACONIA dal primo Maggio di ieri al primo maggio di oggi


Quando nel 1889 la seconda Internazionale di Parigi dichiarò ufficialmente il 1° maggio come la "Festa Internazionale dei Lavoratori" da Nicosia emigravano centinaia di poveri uomini e donne: in poco più di 10 anni, dal 1886 al 1897, furono circa 4.000 a raggiungere l’America del Sud; essi fuggivano da una società gerarchizzata e basata su forti differenze sociali e sullo sfruttamento. Oggi è cambiato qualcosa? Credo di no. Dovremmo avere la forza di superare le questioni ingenerate dai tanti dibattiti che ad ogni “1° maggio” si fanno quando si ripercorrono le "antiche" vicende di una comunità che "subiva" lo sfruttamento dei forti nei confronti dei deboli, dei “nobilotti” locali che vessavano i "bracciali" dell'epoca, come se oggi sfruttamento lavorativo, sofferenza e allontanamento quasi coatto dai luoghi natii fossero fenomeni ormai legati ad un lontano passato. Bisogna ricordare che, purtroppo, lo "sfruttamento" come “modus vivendi” e “modus operandi” è insito nell'uomo di ogni epoca: uomini (e donne) che calpestano i diritti di altri uomini (e donne) sono e saranno sempre tra noi. Il "barone" oggi può essere l'imprenditore di turno, il contadino di ieri è l'operaio, ma anche il giovane laureato e disoccupato di questo tempo. Bisogna sempre tenere conto di tutto ciò e avere l’obbligo morale di contestualizzare il problema nell'epoca in cui si vive per cercare di parlarne in modo costruttivo.

Rimembrare fatti antichi, come hai fatto tu Aldo con il tuo articolo, " I BARONI,I BRACCIANTI E I CONTADINI, una lunga storia di sfruttamento e angherie", diventa utile esercizio intellettuale solo se si ha contezza di una sua doverosa attualizzazione per far sì che esso costituisca uno stimolo per un cambio di passo, per una nuova mentalità che ci permetta di non ripetere più gli stessi errori. Una comunità, se vuole veramente crescere dovrebbe, una volta per tutte, superare tale fossilizzata visione delle cose, avere la consapevolezza della conoscenza e dell’immutabilità dei comportamenti umani per una effettiva proficua reazione.

Che il "1° Maggio" diventi allora, per la Comunità tutta, un giorno in cui si possa cominciare a "guardare" quello che veramente siamo con occhi nuovi, cercando di rendere magari la realtà cittadina più vivibile con una più dinamica economia che renda innanzitutto più ospitale il luogo natio, sfruttando intelligentemente le ricchezze MATERIALI che gli antichi “padroni” hanno prodotto nei secoli e che ci hanno in qualche modo, anche involontariamente, lasciato in eredità ed esercitando una matura conoscenza di un altro “lascito”, quello IMMATERIALE, che migliaia di nostri antichi concittadini, con il loro lavoro, i loro sacrifici (magari anch’essi “sfruttati” oltreoceano) ed il loro riscatto sociale ci hanno direttamente o indirettamente donato.

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