Qualche giorno fa ho avuto il piacere e l’onore di fare una chiacchierata con Epifanio ( Fano per gli amici e tanti miei concittadini) Parrivecchio.
Della sua vita sportiva e delle sue gesti ne parliamo in un altro articolo di questo GERMINAL.
Qui, voglio cercare di trasmettervi attraverso le mie parole quello che con la chiacchierata mi ha trasferito come uomo, come pilota e come sportivo.
Ho cercato d’immaginare lui Fano quando dismesso il camice di elettrauto si infilava una tuta da pilota aderentissima, con casco e guanti.
Adorava guidare in condizioni estreme, diventava letteralmente un grande pilota quando affrontava curve e tornanti, oppure quando andava in pista.
Aveva nella sua scuderia una sola macchina da rally, una Fiat 600, con motore elaborato e portato a 850.
Una super macchina da strada,che mangiava l’asfalto solo a vederla.
Pur di praticare quella sua passione, ha rinunciato a tante cose, a tante piccole comodità che il suo mestiere certamente gli poteva permettere.
Ma lui no, sacrifici e sempre sacrifici per poter inseguire quel sogno di diventare un grande pilota di rally.
Una sfida molto spesso impossibile , vuoi per la grande qualità degli altri piloti con cui si misurava , vuoi per il fatto che riuscire a portare a livelli di competitività la sua 600 era veramente costoso.
Ma lui in quegli anni c’era sempre, sempre a lottare spalla a spalla , o meglio ruota a ruota, con i più bravi e perché no, con i più fortunati.
Ieri come oggi detestava le ingiustizie e i favoritismi. Detestava alcuni avversari tanto da essere giunto ad aspettarli dopo la gara per litigare, sostenendo che la loro condotta di guida fosse scorretta o al limite del regolamento.
Una delle sue gare più belle fu quella che lo vide partecipare alla Salita del Monte Pellegrino del 1975.
Dove arrivò settimo assoluto nella classe 850.
Quella gara,Fano la preparò in maniera perfetta , tantissimi erano i partecipanti anche di fama internazionale.
Ci teneva proprio, andava persino a correre tutte le sere per essere in forma il giorno della sfida.
Sapeva che a quella gara ci sarebbe stata la creme de la creme e questo lo rendeva nervoso, ma anche molto stimolato.
Soprattutto voleva battere quel pilota nisseno , che spesso gli aveva dato molto filo da torcere ed alcune volte lo aveva sconfitto.
Il pensiero di quella cronoscalata lo faceva impazzire, così come la grande cornice di pubblico che sicuramente ci sarebbe stata ad incitare i concorrenti.
Il giorno della gara arrivò.
Lui era preparatissimo e vestito appositamente per quella sfida. Si era comprato tutto nuovo per quel giorno.
Vide in lontananza che il pilota nisseno era già arrivato e salutava un gruppetto di giovani che lo guardavano ammirati.
Tutto questo lo rendeva un po' nervoso.
Nel frattempo altri concorrenti girovagavano, chi in cerca di concentrazione, chi in cerca di compagnia.
Notò che il tempo non era particolarmente amico, stava iniziando a piovere e la cosa un po’ lo preoccupava.
Lui non era un mago sul bagnato.
Capì che la sua gara sarebbe stata complessa e difficile .
Però, quando salutò con un cenno il grande rivale, palesò sicurezza e certezza, oggi lui gli sarebbe stato davanti, ne era certo.
Il giudice di gara, un giovane ragazzo, richiamò all’ordine i concorrenti e disse che era ora di prepararsi per le prove.
Iniziarono a partire uno dopo l’altro , e Fano con il rugito della sua Fiat 600, curva dopo curva scalava il monte Pellegrino.
Le prove andarono bene anche se maledettamente aveva iniziato a piovere.
La gara sarebbe cominciata dopo due ore, come al solito, dopo le prove.
Fano, accompagnato dal fidato meccanico di tante avventure , Salvatore Adamo, andarono a rilassarsi e a bere il solito succo.
Dopo due ore, lo stesso giovane ragazzo che aveva annunciato l’inizio delle prove, annunciò ai piloti di prepararsi.
La partenza era prevista dopo un quarto d’ora.
Il pilota nisseno si alzò di scatto, baciò sulla bocca una ragazza e poi andò a passo lesto verso il suo abitacolo, intorno al quale si era radunato un gruppetto di persone.
Fu proprio lui a partire prima di Fano, e riuscì a coprire gli 8,750 Km della gara in 6 minuti e 3 secondi. a seguire , era pronto Fano.
Parti come un missile, concentratissimo, la strada era lievemente bagnata ma ancora in ottime condizioni per fare un gran tempo.
La sua 600 sembrava ballare una samba, ma restava attaccata all’asfalto come non mai.
Più ci si avvicinava al traguardo e più Fano prendeva coraggio e consapevolezza, quello era un giorno importantissimo per lui… la velocita e la pericolosità delle curve non gli permettevano comunque di distrarsi un attimo.
Ancora pochi metri e sarebbe giunto al traguardo. Salvatore stacca il tempo, 5 minuti e 59 secondi.
Erano Davanti.
Finalmente.
Una gara straordinaria, 7 posto assoluto e una gioia incontenibile.
Felicità che ancora oggi, a quasi 50 anni da quella competizione, rimane scolpita nella sua mente.
Ma il tempo per festeggiare fu veramente poco, si doveva tornare a casa, perchè l’indomani mattina presto, Fano avrebbe dismesso la tuta da pilota e avrebbe dovuto indossare nuovamente il camice d’elettrauto.
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