Ogni volta che un ricco o un famoso se ne esce con qualche cretinata demofobica che gli provoca insulti, i loro difensori d'ufficio corrono in soccorso della mariantonietta di turno scomodando l'invidia verso il ricco e il successo. E il punto da capire è, invece, molto più semplice.
Non viene odiata né la ricchezza né la fama, ma l'ostentazione spocchiosa.
Specie in una fase storica così difficile e delicata. Dolce, ma anche Elkann nella sostanza hanno ragione.
Non so se sia per via dell'età che mi porta a dubitare del nuovo che avanza ma, sinceramente, io nei ragazzi di oggi non vedo davvero niente di buono. Tragicamente conformisti, biecamente ripiegati in un eterno presente, spesso volgari e sguaiati. In questo senso, i ritratti di Dolce & Elkann - a parte alcune bizzarre osservazioni - sono purtroppo veritieri.
I giovani di oggi, tendenzialmente, sono quella roba lì: trap e rap, un vestiario che si compiace di essere alla moda e che puzza invece di conformistico, di stantio, di ripetuto.
Una maleducazione costante, perenne, irridente. Un cattivo gusto dilagante, soffocante. Il punto è che questi due neooligarchi del benessere sbagliano la forma che inquina tutto il loro discorso. Infatti la forma è un delirio egoistico in cui entrambi, nel condannare la maleducazione o l’ignavia dei giovinastri, ci tengono ad esibire tutta la loro noblesse.
Il problema non è ciò che hanno scritto e detto, ma il fatto che l'abbiano scritto e detto proprio loro, coi loro vestiti di lino, con le loro letture illustri, con le loro erre moscie del neoclassismo pseudo intellettuale, immemori o ignari che della scarsa qualità della gioventù di oggi, il mondo di cui fanno parte è gravemente responsabile.
Si può essere ricchi e famosi e tuttavia rimanere rispettosi delle miserie di chi, spesso anche per sfortuna, non è riuscito a diventare tale. Ha tutto a che fare con un paio di cose ormai fuori moda: semplicità e buona educazione.
Caro Dolce, caro Elkann, ritornate umani. O lo avete dimenticato?
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