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Gioielli leonfortesi: pesca IGP di Leonforte ...e vino

Giovedì 13 settembre è stato lanciato online il sito istituzionale del Consorzio di tutela della Pesca di Leonforte IGP, attività realizzata con il contributo Masaf e della Direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare. Il sito è stato proiettato sul muro di tufo della Fontana delle Ninfe, allestita dal responsabile dell'Ecomuseo Alessandro Castiglione e spiegato dal curatore Eugenio Notaro e dalla direttrice Rita Serafini. Il sito racconta un prodotto di eccellenza nei diversi momenti della coltivazione e nei modi specifici dell'insacchettamento ed è l'insacchettamento la peculiarità di questo frutto altrimenti "allapato". L'insacchettamento ossia l'incartamento di ogni pesca sull'albero, a inizio giugno quando è poco più grossa del suo stesso nocciolo, è l'alternativa ai pesticidi. Fu alla fine degli anni cinquanta che si sperimentò questa tecnica nella zona della Noce, così il racconto di uno dei primi insacchettatori: mio padre. "I sacchetti li portò un catanese e solo così si poté salvare un frutto che nessuno voleva coltivare perché delicato e poco commerciabile, attratto dalle "lape" per la sua dolcezza". La pesca di Leonforte è buona: è tautologico, ma se non esistesse il Consorzio che la promuove con tenace pervasività e con l'entusiasmo del presidente Di Stefano, non avrebbe raggiunto ogni angolo del creato, con soddisfazione di chi la mangia e di chi la produce. "Noi non abbiamo bisogno di attrarre le imprese del Nord per crescere, abbiamo bisogno di attrarre lavoratori" dice Di Stefano con orgoglio e mal celata insofferenza per la supponenza di chi pensa al Sud come a una terra di conquista, sempre. Ieri sera ad applaudire l'ennesimo passo verso la conquista del mondo c'erano i produttori, giovani, uomini e donne, il sindaco e i leonfortesi che alla loro terra danno fiducia. La pesca di Leonforte va lavata sotto l'acqua della Granfonte per rimuovere la peluria della buccia e poi addentata, ma se si vuole esagerare allora bisogna mettersi davanti un bicchiere di vino riempito per metà di rosso fermo, di quelli che ti inebriano con il solo odore, e sminuzzarci, a dadini non troppo piccoli una pesca, "arriminarla" con la punta del coltello con cui è stata tagliuzzata e mangiarla pescandola dal bicchiere con la punta dello stesso coltello. Non fatelo sapere a Farinetti!



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