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GIOVANNA, LA PAPESSA Storia e leggenda dell’unica donna diventata Papa

Aggiornamento: 18 gen 2023


Fu a partire dal XIII secolo, che libri e raccontatori medievali incominciarono a rendere pubblico questo evento che rischio di travolgere la chiesa cattolica.

Essi narravano che più o meno dall’853 all’855 , una donna travestita da uomo sia stata eletta Papa e abbia governato la Chiesa, finché, durante una processione, colta da dolori e portata dentro San Clemente, dette alla luce un figlio suscitando le ire dei fedeli.

Giovanna sarebbe stata una giovane di origine inglese ma nata a Magonza che, innamorata di un giovane dedito agli studi, per stargli vicino ebbe l’idea di travestirsi da uomo e farsi studiosa anch’essa. I suoi studi teologici ebbero presto gran rinomanza e la portarono, sempre col suo uomo e travestita, prima ad Atene e poi a Roma, accolta con tutti gli onori in curia tanto da venir poi eletta Papa col nome di Giovanni VIII (nome che prenderà in verità il Papa di origine longobarda eletto nel 872). Anche in questa veste non rinunciò all’amato, con i risultati che si son detti.

Sulla sua fine diverse sono le “ verità” che ci sono giunte: si dice che venne legata per i piedi a un cavallo e trascinata fuori dalle mura, in altre versioni, venne lapidata dalla folla e inumata sul posto, ricoperta con una pietra con inciso il misterioso versetto: “Petre Pater Patrum Papissa Pandito Partum”.

Su questa vicenda, molte ipotesi sono state fatte nei secoli, ma di certezze non ne abbiamo, visto anche che negli annali del Vaticano non risulta nessun personaggio con questo nome, anzi, sembra tutto nascere dall’immaginario medievale (siamo intorno all’anno mille), per il quale le donne erano espressione del diavolo.

La storia della papessa Giovanna dunque non sarebbe stata altra che un’allegoria della tentazione satanica all’interno della Chiesa.

Non mancano, comunque, i tentativi di “storicizzare” il personaggio, mantenendo inalterato il finale della storia.

La prima menzione di questa di questa vicenda apparve nella Chronica universalis del 1250 del domenicano Jean de Mailly:

«Si tratterebbe di un papa o piuttosto di una papessa, perché era donna. Travestendosi da uomo in virtù dell’integrità del suo ingegno, divenne prima notaio della curia, poi cardinale ed infine papa. Un giorno che montò a cavallo diede alla luce un bambino e immediatamente la giustizia romana lo fece legare per i piedi e attaccare alla coda di un cavallo; fu trascinato, lapidato dal popolo per mezza lega e seppellito nel luogo in cui morì. Qui venne posta un’iscrizione: Pietro, Padre dei Padri, rendi Pubblico il Parto della Papessa Giovanna . Sotto il suo pontificato fu istituito il digiuno delle Quattro tempora che fu chiamato digiuno della papessa Giovanna» (Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, XXIV, Hannover, 1879, p. 514).

Un altro riscontro lo troviamo nella Chronica de romanis pontificibus et imperatoribus (poco dopo il 1260), del domenicano, Martino il polacco, che diede forma definitiva al racconto, chiamando la papessa Giovanni l’inglese e datando il suo pontificato 854-856. Questa leggenda ebbe una grandissima diffusione e fu creduta vera da tutti prima del XVI secolo.

Altro accenno lo troviamo in alcune opere del monaco calabro Barlaam di Seminara, XIV secolo.

Anche lo storico francese Boureau, autore di un libro sulla Papessa Giovanna edito in italiano da Einaudi, si interroga su come sia stato possibile che, per cinque secoli, la leggenda di Giovanna abbia percorso da un capo all’altro la cristianità, alimentando la perenne controversia sulla legittimità del potere papale da parte degli ordini mendicanti, poi degli eretici quattrocenteschi e infine di Lutero e del protestantesimo.

Per concludere vorrei ricordare quanto scritto da Giovanni Boccaccio nel suo De mulieribus claris.

Boccaccio narra che il vero nome della donna era Giovanna Angelica, una giovane tanto desiderosa di studiare che si vestì da maschio e seguì un monaco che partiva per l’Oriente. Ma il monaco morì e lei, intenzionata a non tornare alla grama vita riservata alle donne della sua epoca, decise di correre il rischio e vestì gli abiti monacali del maestro. Ben presto si distinse fra gli altri monaci per sapienza e cultura teologica, tanto che in occasione del conclave per l’elezione del nuovo pontefice la scelta cadde proprio su di lei, ritenuta un pio e sapiente monaco. Le fu assegnato per segretario un giovane prete, colto e raffinato. Costui, che per dovere d’ufficio le era sempre vicino, non tardò a scoprire il vero sesso del pontefice. La cosa rimase comunque un dolce segreto fra i due.

Ma la verità venne fuori durante una processione quando accadde l’imprevedibile: giunto il corteo davanti alla chiesa di San Clemente la papessa Giovanna, colta dalle doglie, partorì per strada. A quel punto la folla inferocita linciò donna e neonato, l’una come usurpatrice, l’altro come frutto di oscena unione. Da quel giorno il Vaticano corse ai ripari, disponendo che i pontefici appena eletti, prima dell’investitura ufficiale, sedessero in successione su tre sedie dette “stercorarie”, che avevano sul sedile un taglio a forma di mezzaluna. La motivazione ufficiale era naturalmente teologica e “trinitaria”, ma in realtà lo scopo era altro: durante la cerimonia un cardinale era incaricato di inserire una mano nel taglio delle sedie per constatare senza ombra di dubbio il sesso del successore di Pietro.

Delle tre sedie – che in realtà erano probabilmente sedie da parto, due sono ancora visibili: una è ai Musei Vaticani, l’altra al Louvre di Parigi.

Da oltre 1000 anni non si hanno certezze se la chiesa cattolica ha avuto un Papa donna o no, ma per quanto mi riguarda questo non è l’aspetto più importante.

La vicenda si presta a diverse letture, dalle feste di inversione carnevalesca alle lotte medievali contro l’influenza delle badesse, ma soprattutto conferma e identifica uno dei tabù più radicati e meno esplorati del cattolicesimo: il divieto del sacerdozio femminile, che sessualizza di per sé la figura del prete negandone la sessualità e storicizza il concetto dell’ inferiorità della donna nei confronti dell’uomo.


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