Dopo ogni femminicidio, si scrive del femminicida che era pazzo, mostro, malato, geloso o vittima di lei, o dell’ammazzata che se l’è cercata essendo un oggetto funzionale al maschio. Per secoli l’uomo ha sentito il dovere di educare la donna in quanto dotata di una natura irrazionale, "uterina", e utili solo - o principalmente - alla procreazione e alla gestione della vita domestica ed essendo sprovviste di autonomia morale, erano costrette ad incarnare tutte le virtù mancanti al maschio. La donna doveva essere obbediente, silente, casta, devoto e sottomessa alla volontà del pater familias e poi del marito a meno di non accettare la messa al bando dalla società: o madonna o puttana. Secoli di lotte per affermarsi come uguali in dignità, valore e diritti all'uomo, e quanto più si ottiene un risultato, tanto più l'uomo reagisce in modo violento, accusando le donne dei propri fallimenti. Più il patriarcato declina, più aumenta la violenza del maschio sulla femmina, come se la violenza fosse l'unico modo per sventare la minaccia della perdita, come se per salvaguardare la propria virilità dovessero negare la possibilità all’altra di esistere. Poveracci.
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