Nato nel 1923 a Padova, Partecipò ventenne alla Resistenza in maniera ambigua e dubbiosa.
Da responsabile partigiano del pavese, stipulò a Padova un accordo poco chiaro e politicamente impegnativo con i fascisti e i tedeschi.
Per aver capeggiato l'insurrezione a S. Giustina in Colle fu considerato dai suoi compaesani corresponsabile dell'eccidio nazifascista del 27 aprile 1945.
Tutto questo gli precluse ogni spazio politico in provincia di Padova.
Nel 1947, «vistosi odiato dalla popolazione, si allontanò dal paese di nascita» accettando un incarico di organizzatore politico in Sicilia per conto della Democrazia Cristiana.
Nel1955 l'allora segretario Amintore Fanfani lo nominò commissario del partito cattolico a Siracusa e tra il 1962 e il 1966 ricoprì l'incarico di segretario regionale della DC.
Per un ventennio rimase al centro della vita politica siciliana, legando il suo nome a diverse vicende torbide.
Fu uno dei promotori, assieme a personaggi controversi come Vito Guarrasi e Domenico La Cavera, della nascita della Sofis, la società della Regione Siciliana che fu il primo esempio di società pubblica regionale.
Assunto nel 1950 all'AGIP «con l'aiuto della moglie e del partito», proseguì la sua carriera all'ENI, di cui divenne dirigente nel 1955.
Nel 1967 fu nominato presidente dell'EMS (Ente Minerario Siciliano), altra società economica della Regione, gestita fino agli inizi del 1975 con criteri prettamente clientelari, deprecati dai suoi stessi amici di partito.
Eletto nel 1968 al Senato della Repubblica nel collegio di Noto (SR), dovette dimettersi l'anno successivo per conservare la presidenza dell'EMS.
Ritenuto vicino a influenti capimafia, nel 1960 fu testimone di nozze del boss Giuseppe Di Cristina assieme al catanese Giuseppe Calderone. Il suo nome è stato accostato sia alla morte di Enrico Mattei (27 ottobre 1962) che al sequestro del giornalista Mauro De Mauro (16 settembre 1970).
Fu lui ad organizzare, con motivazioni risultate infondate e pretestuose, la fatale trasferta di Mattei in Sicilia del 26-27 ottobre 1962, ad appena una settimana di distanza dalla precedente.
Agli inizi del 1970 fu sempre lui a coinvolgere il redattore de «L'Ora» di Palermo in una campagna di stampa ricattatoria nei confronti di Eugenio Cefis e del suo protettore politico Amintore Fanfani.
La scoperta, da parte dell'avv. Giorgio Ambrosoli, di interessi in nero percepiti sui fondi depositati dall'EMS in una banca già di proprietà di Michele Sindona lo costrinse il 27 gennaio 1975 a rassegnare le dimissioni dalla carica.
Per aver minacciato rivelazioni su vicende divenute segreto di Stato quattro giorni più tardi fu oggetto di un maldestro tentativo di sequestro di persona, destinato quasi sicuramente a concludersi con la sua soppressione.
Ad organizzare l'agguato fu Berardino Andreola, il fascista romano legato ai servizi segreti, che il 14 marzo 1972 avrebbe fatto saltare in aria l'editore milanese Giangiacomo Feltrinelli sotto il celebre traliccio di Segrate.
Preavvisato da un ufficiale dei carabinieri dell'imminente arrivo di due mandati di cattura per peculato e interessi privati in atti d'ufficio, nel marzo del 1975 riparò all'estero, prima in Libano e poi a Parigi.
Rimase latitante per 16 anni per sfuggire agli effetti di una condanna per peculato passata in giudicato.
Nel 1991 un indulto gli consentì di rientrare in Italia, ma tra il 1995 ed il 1998 fu nuovamente coinvolto nella seconda inchiesta giudiziaria sulla morte di Mattei e, dopo il 2007, nella terza inchiesta giudiziaria sulla scomparsa di De Mauro. Il decesso lo sottrasse a nuove deposizioni e ad una possibile incriminazione.
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