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Immagine del redattoreAlain Calò

HUB LOGISTICO ADDESTRATIVO SI ALLARGHI IL FRONTE DEL NO!



Il mese scorso è stato praticamente dedicato alla vicenda dell’obbrobrioso progetto di portare nel territorio di Gangi, Sperlinga e Nicosia (scherzosamente ribattezzati la “Triplice Alleanza”) un hub logistico addestrativo militare che, a detta dei rappresentanti dei rispettivi Comuni, avrebbe portato enormi vantaggi. Subito è montata la protesta anche per il sol fatto che tutto questo “grande vantaggio” non era stato adeguatamente ed efficacemente comunicato alle popolazioni e che la firma dei tre sindaci era praticamente un fulmine a ciel sereno. Cosa abbastanza veritiera con il senno di poi, perché le proteste che sono montate non possono essere certamente riconducibili ad un cambio di idea repentino della popolazione, ma proprio ad una presa di posizione della popolazione stessa che non era, non è e non sarà mai d’accordo a militarizzare il nostro territorio per una serie di aspetti che abbiamo approfondito durante quei giorni. Questa “primavera di democrazia” ha letteralmente animato i tre Comuni e hanno spinto i tre sindaci a prendere atto di un principio semplicissimo: non sono padroni ma rappresentanti e come tali devono agire ascoltando sempre la popolazione che è riuscita a far ritirare le tre firme. Certo, non sono mancate situazioni a volte grottesche quali ad esempio qualche sindaco che ha riscritto la fisica a modo proprio o qualche consigliere comunale che vorrebbe assurgere a moderno Masaniello (forse…), ma anche questo fa parte del gioco. Ora la questione diventa un’altra: bisogna capire che questa battaglia non è un qualcosa di tre Comuni, ma un qualcosa che investe un intero territorio, un’intera area geografica quale quello dell’entroterra siciliano perché sì, la battaglia sull’hub della Triplice Alleanza è stata vinta, ma magari poco più a ovest si forma una Triplice Intesa con un altro hub e siamo praticamente punto e a capo. Bisogna comprendere che la cultura dell’ “economia militare” non deve appartenerci, è una cultura storicamente che ha prodotto anche abomini. L’economia dei nostri territori rinasce attraverso la riscoperta dei territori stessi, della valorizzazione dell’ambiente con una flora e fauna unicum rispetto a tante altre località. Il Covid ci ha mostrato come vivere in città sia una condanna, come la dimensione umana debba essere rivolta a spazi aperti e a contatto con la natura. L’economia di natura è anche un’economia di pace, a differenza di quella militare. In quei giorni abbiamo sentito da più parte dire di dover essere fieri dei nostri militari. Possiamo anche esserlo, ma in tutta sincerità sarebbe molto meglio un mondo in cui non c’è bisogno di essere fieri dei militari perché non c’è bisogno dei militari. Dovremmo essere fieri di promuovere economie di pace creata non con le armi o con la soggezione di una divisa, ma con la razionalità e comprendere che alla fin fine siamo tutti membri di un organismo vivente che è il pianeta Terra, pulviscolo alla periferia dell’Universo. Bisogna promuovere, ora più che mai, economie incentrate nella valorizzazione dell’eco sostenibilità e della centralità dell’ambiente entro cui l’Uomo è parte integrante, non un corpo estraneo, non un monarca.

A conclusione di tutte queste considerazioni riportiamo una lettera aperta del Comitato Identità e Sviluppo, creatosi in quei tumultuosi giorni di maggio e che certamente ha giocato un ruolo fondamentale nella battaglia contro l’hub logistico della Triplice Alleanza:

“Ai sindaci di Alimena, Bompietro, Blufi, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Resuttano, Santa Caterina Villermosa, Villadoro e Villarosa.

Già da qualche tempo abbiamo compreso che i territori del centro della Sicilia sono oggetto di interesse da parte dell'Esercito. Sono ormai all’ordine del giorno i rilievi aerei e terresti condotti dai militari. Tutti vedono, tutti capiscono, tutti sanno.

Nei comuni di Gangi, Sperlinga e Nicosia un gruppo di persone si è costituito recentemente in Comitato dopo aver appreso dell’accordo firmato l’8 maggio dai sindaci dei tre paesi con il Ministero della Difesa per la realizzazione di un hub addestrativo di circa 34 chilometri quadrati, di cui avrebbero usufruito reparti non solo italiani. Tale poligono non riguardava dei semplici e sporadici periodi di addestramento militare, ma avrebbe comportato la cessione del nostro territorio per ben trent’anni; cosa che avrebbe determinato la compromissione dell'ambiente e di qualunque attività economica e turistica su cui si fonda l’esistenza delle nostre comunità, oltre a seri rischi per la salute dei cittadini. Eccetto la speranza nutrita da qualche esercente di poter essere il fortunato destinatario di un appalto per eventuali forniture, non vi sarebbe stato altro, per tutti noi, che un depauperamento sociale, economico, ambientale e culturale. L’opposizione delle tre comunità ha infine portato i tre sindaci alla revoca delle delibere che autorizzavano la costruzione dell’hub militare.

Vogliamo quindi proporvi alcuni spunti di riflessione, qualora si dovesse presentare anche a voi il problema della scelta tra due alternative: un hub addestrativo o la concreta valorizzazione delle risorse del territorio.

1. Il nostro comprensorio non è un territorio vuoto, ma è abitato da comunità vive; è ricco di attività produttive e turistiche, contiene un patrimonio paesaggistico, di storia e di socialità che merita di essere preservato, curato e sviluppato. Siete consapevoli di quale danno produrrebbe, non solo per noi, ma per tutta la regione, la scelta di un hub nel cuore della Sicilia?

2. Le recenti proteste in Sardegna evidenziano come le promesse di vantaggi economici determinate dai poligoni di addestramento non si sono mai realizzate; piuttosto, è stato vero il contrario: una contrazione delle attività turistiche e produttive e un conseguente spopolamento del territorio. Citiamo a questo proposito gli studi condotti da Ferdinando Codonesu sugli impatti negativi sull’ambiente e sull’economia delle servitù militari in Sardegna, e quelli raccolti nel volume “Ambiente e salute nel territorio del poligono interforze Salto di Quirra” edito da Editori Riuniti. I danni ambientali che un hub addestrativo provoca non si possono risolvere con alcun tipo di bonifica, soprattutto se i territori vengono sottoposti per lungo tempo alle attività di esercitazione militare. Numerosi sono ormai gli studi condotti sulle zone della Maddalena e Capo Teulada in Sardegna, nei quali si dice espressamente che occorrerebbero centinaia di anni per bonificare quei territori. La relazione condotta dalla Corte di Conti sulle bonifiche nel settore difesa parla chiaramente di lentezza e di ritardi nelle opere di bonifica e inoltre raccomanda una «più attenta vigilanza sui poligoni in caso di loro utilizzo per test su nuove armi da parte dei reparti della NATO». Sono ancora in atto i processi per disastro ambientale colposo che riguardano proprio Capo Teulada, per l’esattezza la “Penisola Delta”, un’area di tre chilometri quadrati dove, dal 2008 al 2016, sono stati sparati 860mila colpi di addestramento, con 11.875 missili, pari a 556 tonnellate di materiale bellico.

3. I danni alla salute, che colpiscono purtroppo anche parecchie reclute, sono ormai un fenomeno tristemente noto: l’aumento di casi di neoplasie tra le popolazioni residenti intorno ai poligoni di tiro sono fatti ormai acclarati.

4. Considerate infine quali sono gli scenari geopolitici attuali, che stanno ormai proiettando l’Europa e il Mediterraneo verso uno scenario di guerra. Oggi, più di prima, la guerra è una scelta del tutto irrazionale, i cui profitti riguardano pochissimi e i cui costi umani ricadono totalmente sulle popolazioni civili. La creazione di un hub non ci esporrebbe a rischi ulteriori?

5. All’articolo 9 la nostra Costituzione recita espressamente che la Repubblica «tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione».

Data l’importanza della questione ci rivolgiamo direttamente a voi, che sicuramente avete a cuore i vostri comuni e la loro vocazione, chiedendovi di esprimere pubblicamente il vostro NO a qualsiasi forma di militarizzazione.

Il nostro comitato spontaneamente costituitosi rimane a vostra disposizione per trovare idee di sviluppo territoriale di altra natura.

Comitato dei cittadini per la Difesa dell’Identità e lo Sviluppo”

Alain Calò

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