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Immagine del redattoreGabriella Grasso

I nostri non sono paesi per vecchi

I vecchi paesani sopravvissuti alla pandemia da Covid-19 hanno ripreso la vita quotidiana. Se salutivi ed economicamente dotati, hanno ricominciato a lavorare per mantenere le famiglie dei figli, impossibilitati a campare con il loro unico reddito, alternando l'accudimento dei nipoti con la cura della campagna che serve a mangiare. Se non salutivi hanno finito col aggravare la condizione disagiata dei figli, perchè, sebbene il nostro Sistema Sanitario Nazionale ha lo scopo di garantire a tutti i cittadini l’accesso a un’erogazione equa di prestazioni sanitarie (l’articolo 32 della Costituzione), così non è. La recente pandemia ha messo a nudo le crepe di un sistema mortificato, fiaccato da troppi anni di politiche miopi, dissennate e predatorie; dove la priorità non è stata il benessere collettivo, ma le logiche di partito, e a farne le spese sono i più fragili, dunque gli anziani, e sopratutto gli anziani soli. Da noi, i vecchi lottano quotidianamente per difendere una vita che sia degna di questo nome. Aveva ragione Publio Afro Terenzio: senectus ipsa est morbus, e nonostante le loro pensioni aiutano a sostenere intere comunità, spesso si tende a trattarli come dei minus quam perfectae.




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