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Immagine del redattoreAldo la Ganga

UNA LETTERA SCRITTA DAL BARONE LA MOTTA. INTERMEDIARIO TRA MAFIA,INTERESSI ARISTOCRATICI, SERVIZI SEGRETI ED ESERCITO AMERICANO.


Il gia' senatore della repubblica italiana, Carmine Mancuso, figlio di Lenin Mancuso,  un maresciallo della Polizia che venne assassinato dalla mafia nel 1979 insieme al giudice Cesare Terranova, che scortava,

nel maggio dello scorso anno ha reso pubblica una lettera che testimonierebbe l'appartenenza di Salvatore Giuliano alla mafia.


Secondo la lettera resa nota dall’ex senatore della Repubblica Carmine Mancuso, ci sarebbero elementi che proverebbero l’appartenenza di Salvatore  Giuliano alla mafia e soprattutto la prova del ruolo svolto dal barone La Motta come intermediario tra gli interessi degli aristocratici e possidenti siciliani, la mafia agraria, i servizi segreti inglesi e l'esercito americano.

Il documento è datato 23 ottobre 1943 ed e' firmato proprio da barone Stefano La Motta che come ben sapete cari lettori, fu uno dei fondatori del Movimento indipendentista.

La lettera, che di seguito pubblichiamo e' indirizzata all’aristocratico Raimondo Lanza di Trabia, parla del coinvolgimento di Salvatore Giuliano nell’operazione Husky organizzata dagli Alleati in Sicilia.


“Caro Raimondo. Il generale Harold Rupert Alexander mi ha chiesto notizie. Io sono stato vago. L’altro ieri ho incontrato Galvano (riferendosi al fratello di Raimondo Lanza di Trabia), che mi ha raccontato di Cassibile e del suo amico generale Castellano. Intanto a Terre Rosse ci sono diversi accampamenti e può immaginare quale confusione regna. Occorre urgentemente una tua presenza in città. Gli alleati nell’operazione Husky hanno coinvolto personaggi mafiosi come Salvatore Giuliano che come tu sai e' molto vicino alla nostra causa.

Questa notizia riservata l’ho appresa da Robert Capa. Così lo sbarco degli Alleati grazie all' interessamento di alcuni amici è stato un gioco. 

Si dice che possa esserci anche un aiuto da parte di Lucky Luciano, prigioniero negli Stati Uniti. Affettuosi saluti, 

Vento di Sera”

( il soprannome usato dal barone Stefano La Motta nel periodo della clandestinità).


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