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Immagine del redattoreAldo la Ganga

IL BARONE STEFANO LA MOTTA CHI ERA VERAMENTE?




Come molti di voi lettori avranno visto e letto, nella nostra cittadina, a Nicosia, la prima settimana di ottobre si terrà con un trofeo automobilistico dedicato al barone Stefano La Motta, che come ormai tutti sanno è stato uno dei referenti politici di Salvatore Giuliano.

Al barone Stefano la Motta, la nostra cittadina ha già in questi ultimi anni dedicato , convegni, e mostre, l'amministrazione comunale ha partecipato a commemorazioni fin anche all'istituzione di un trofeo a lui dedicato su l'iniziativa d'una associazione locale.

Cosa che capiterà, come scrivevo prima, anche quest'anno.

Alla luce di tutto ciò credo che sia ancora una volta necessario capire bene di chi stiamo parlando.


Può essere che il barone nel suo tempo libero si occupasse di calcio, automobilismo e cavalli (a lui è intitolato lo stadio cittadino e perfino l’ippodromo di Palermo), ma la sua attività principale la troviamo descritta negli atti del processo sulla strage di Portella della Ginestra!


Sono certo che la stragrande maggioranza di voi lettori conoscono molte delle vicende che hanno coinvolto il barone La Motta, i suoi rapporti con i separatisti filo americani, le sue attività a sostegno della monarchia, la partecipazione a un progetto evversivo di abbattimento dell'allora istituenda repubblica democratica e soprattutto i suoi rapporti con il bandito Giuliano.


Da una rapida e parziale ricerca, che anche voi lettori potete fare, ecco cosa emerge da alcuni atti giudiziari e leggendo le motivazioni della sentenza di secondo grado del processo sulla strage di Portella della Ginestra.


“Stando al rapporto n. 714 la direzione dell’EVIS, accentrata in Palermo, era nelle mani del duca Carcaci Guglielmo da Catania, di Tasca Giuseppe di Lucio da Palermo, di un tal Cacopardo Rosario da Messina (non identificato), di Gallo Concetto da Ca­tania, comandante generale delle forze insurrezionali; e fra gli organizzatori del­l’insurrezione eransi da considerare sullo stesso piano il barone La Motta Stefano da Nicosia, La Manna Salvatore da Palermo, Franzone Pietro da Borgetto e Sciortino Pasquale fu Giuseppe da S. Cipirrello”, un’ex sottufficiale dell’esercito tornato a S. Cipirello nell’estate del 1944 dopo la liberazione dell’Italia centrale, fervente assertore dell’idea separatista e militante nelle file dell’EVIS, un gio­vane che l’Ispettorato generale di PS per la Sicilia, nel menzionato rapporto n. 714, disse “cresciuto in ambiente di mafia e di delinquenza.


Proprio le dichiarazioni dello Sciortino, ci fanno comprendere ancora meglio cosa si prefiggeva questa organizzazione di cui il barone La Motta era parte integrante.

Tratto in arresto il 16 gennaio 1946 perché trovato in possesso di una pistola tedesca e di due tubi di gelatina che deteneva nella macchina – una 1100 FIAT – sulla quale viaggiava, confessò tra l’altro ai carabinieri che, persuaso dal latitante Monticcioli Giuseppe ad entrare nel movimento separatista, aveva preso contatto nel giugno 1945 con il bandito Giuliano, che il Monticcioli considerava persona di preminente importanza nel movimento stesso e chiamava “il generale”; che, nel breve incontro avuto con il Giuliano, questi gli aveva lasciato intendere di essere in rapporti con l’on. Finocchiaro Aprile, con l’on. Varvaro, e con Pietro Franzone, fratello del sindaco di Borgetto; che a Palermo il barone Stefano La Motta, cui gli era stato presentato dal Franzone a confermandogli che il Giuliano era uno degli esponenti più importanti dell'EVIS.


Altro dato importante e la conferma della partecipazione del barone Stefano La Motta nel settembre del 1945 al convegno di Ponte Sagana, dove partecipo con i gradi militari, Salvatore Giuliano e dove il La Motta gli consegno un libretto di ricevute per annotarvi gli ordini di requisizione.

Altra volta che il barone incontro il bandito Giuliano, su in una casa dei quartieri popolari di Palermo, dove si definirono i termini e i modi per il finanziamento dell'insurrezione.

E per chiudere questo ormai lungo articolo, non scordiamoci che Stefano La Motta viene indicato come il proprietario della casa dove avvenne il primo incontro con il leader separatista del Finocchiaro Aprile e Giuliano, dove venne nominato (il bandito) colonnello dell’Evis (l’esercito clandestino dei separatisti). E tutte le fonti indicano la presenza del barone a quell’incontro.


Non credete che tutto questo basti a farvi desistere nel dedicare al barone Stefano La Motta un trofeo?

Ben venga il giro di Sicilia, ben vengano le rappresentazioni storiche di eventi sportivi e in costume, ma non umiliate la storia, non umiliate i morti e non umiliate ancora di più le istruzioni democratiche.

CANCELLATE QUEL TROFEO.

Il vero volto del La Motta è quello che sta scritto sopra e non quello che promuovete voi.

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