Sono trascorsi più di quarant'anni da quando, nei primi anni ottanta del secolo scorso, per merito e volontà di tantissimi nicosiani si diede vita a quelle grandi stagioni che furono del CARNEVALE NICOSIANO.
Scrivere oggi di quegli anni, non vi nascondo che mi provoca molta emozione.
Fu grazie all'impegno di tante associazioni la Pro Loco su tutte, degli scout, delle scuole di primo e secondi grado e di tantissimi cittadini, che nacque nella nostra cittadina “IL CARNEVALE NICOSIANO”, che in pochissimi anni divenne uno dei piu belli dell’ennese e della Sicilia.
Era un vero e proprio atto fisico di liberazione e di evasione dalla realtà.
Gia prima delle festività natalize si cominciava ad organizzare I gruppi e si sceglieva il tema.
Sempre belli, accattivanti, con carri allegorici e maschere di eccellente fattura.
Il tutto esplodeva nei tre giorni di festeggiamenti finali.
Lungo le strade che da piazza San Francesco portavano a piazza Garibaldi, oltre ai carri allegorici potevi incontrare gruppi di maschere o singoli partecipanti.
Era un'esplosione di gioia, divertimento e colori.
Tanti erano i giovani che anche se travestiti da una tuba e ricoperti da una mascherina di cartone partecipavano ai festeggiamenti.
Era una città in festa.
Un’atmosfera di allegria che contagiava intere famiglie.
Le vedevi, le massaie, ogni giovedì del nevoso febbraio, che facevano a gara nel preparare cibi robusti e pietanze prelibate.
Erano i festosi giovedì grassi, che oltre a soddisfare appetiti gagliardi, avevano il dono di tenere legata la famiglia alla tavola, a cominciare dal vecchio nonno, all’ultimo nato che razzolava tra le gambe paterne.
Il boom delle maschere raggiungeva il suo clou, l'ultimo giorno, era un dilagare per vicoli e piazze, di gente travestita.
Era festa già dalla mattina.
Piccoli gruppi mascherati penetravano liberamente in tutte le case, perché nessuno li poteva scacciare.
Ed ecco che subito si improvvisava una tarantella o un canto tradizionale festoso, seguito sempre dalla bicchierata, e assaggio del famoso“ Tortone”, un dolce tipico che trova la sua massima espressione proprio nelle settimane carnevalesche.
Poi, a mezzogiorno, la grande abbuffata. E poco più tardi, nel primo pomeriggio, il corteo con i carri e le maschere iscritte al concorso.
Potevi ammirare meravigliosi carri satirici , preceduti e affiancati lungo il percorso da eleganti vestiti storici, da maschere tradizionali nostrane o tanti giovani e meno giovani che davano sfogo a tutta la loro creatività,mentre alle spalle tumultuavano lunghe code di cittadini.
Naturalmente ognuno si sfrenava in maniera diversa, ma sempre con educazione e grande senso di responsabilità.
Il tutto, come d'incanto, si fermava al momento che il balcone centrale del palazzo comunale si apriva ed uscivano I giurati, che con voce ferma e anche un po' stanca leggevano i nomi dei vincitori.
Trascorsi i primi momenti, fatti della felicità dei vinti, e dalla rabbia degi sconfitti, il tutto ricominciava al ritmo di una musica ancora più allegra e coinvolgente.
Un vortice di clamori che sembrava arrivare fino stelle e che accompagnava gli ultimi supestiti fino all'alba.
Il giorno seguente, prima di Quaresima, tutto tornava stranamente nel grigiore di sempre.
La gente entrava nelle chiese, e ne usciva avvolta nei pensieri quotidiani.
Il tutto era già stato dimenticato.
La foto dell'articolo mi e' stata donata dall'architetto Liborio La Vigna
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