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Domenico Giaconia

IL DESTINO DI UNA “CITTA’” O DI UN “BORGO”?



Dire che Nicosia non è un borgo non è una baggianata, non significa trincerarsi dietro una ipocrita e pretestuosa identità “cittadina”, né tantomeno “remare contro” a prescindere.

Se di fatto non è più l’importante città demaniale che è stata fino a tutto il ‘700, né il capoluogo di distretto prima e di circondario poi fino all’avvento del fascismo ", COMUNQUE è e rimane una realtà urbana lontana dall’essere considerata un “Borgo”: i borghi sono altra cosa. Punto!

IL borgo semmai è una propaggine di una città, cresciuta fuori le mura antiche lungo un asse stradale preesistente (concetto urbanistico) che incrementa la sua popolazione nei secoli possedendo una sua originaria “indipendenza urbana”. Se poi ci si vuole adeguare all'erronea definizione di "borgo", che queste Associazioni indicano, esso di fatto sarebbe un “piccolo” centro abitato cresciuto possibilmente alle pendici di un castello (praticamente la quasi totalità dei paesi che hanno partecipato a queste iniziative).

Nel sito dell’Associazione “ I Borghi più belli d’Italia” riguardo lo scopo associativo si legge: “Questa iniziativa è sorta dall’esigenza di valorizzare il grande patrimonio di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni presente nei piccoli centri italiani che sono, per la grande parte, emarginati dai flussi dei visitatori e dei turisti “ e poi elenca i requisiti associativi per essere inseriti appunto tra i “Borghi più belli d’Italia”, indicando, come elementi discriminatori: a) che il “Borgo antico” o centro storico del Comune, o della frazione indicata, non superi i 2.000 abitanti; b) che “il Borgo deve avere una presenza di almeno il 70% di edifici storici anteriore al 1939” .

Nicosia possiede questi requisiti? Lo si dimostri!

L’antico Castello alto-medievale (ciò che ne resta), seppur fulcro ed origine dell’intero abitato, ha caratterizzato una crescita urbanistica organica attorno ai colli circostanti fin dal XI-XII secolo. Gli attuali più importanti ed antichi quartieri nicosiani: San Nicola, Santa Maria Maggiore, San Michele e Santa Croce non si sono sviluppati come gli antichi “borghi” medievali ma sono “cresciuti” urbanisticamente ed architettonicamente in maniera organica e quasi coeva, certamente non come una “propaggine” fuori le mura. Nessun odonimo e nessun toponimo storicamente, nemmeno oggi in disuso, ha mai indicato e caratterizzato una parte di città come borgo. Tutte le fonti archivistiche e gli atti notarili, dal XIV secolo in poi, parlano di “quartero” per individuare una parte della Città organica evidentemente a tutto il resto: “Quartero di San Nicolao” o “Quartero di Santa Maria”. Non è mai presente la parola “borgo”. Tutti gli storici locali non hanno mai fatto alcun riferimento ad un borgo esistente fuori le mura ma hanno descritto una città strutturata urbanisticamente in modo uniforme e che come tale possiede, anche oggi, un esteso centro storico la cui popolazione residente ha sempre superato abbondantemente i 2.000 abitanti e soprattutto che non può e deve frazionarsi a piacimento scegliendo un quartiere presentandolo come un “borgo”.

Detto questo resta il fatto che si possono comprendere le buone intenzioni di questa operazione e si può anche capire la volontà di “fare” anche cercando un forzatissimo escamotage per poter essere ammessi SPACCIANDO appunto un quartiere per un borgo. Sarebbe più corretto dichiararlo apertamente piuttosto che trincerarsi dietro argomentazioni pretestuose, ammantate di poco profonde considerazioni e superficiali studi, ponendo il tutto con un esercizio dialettico che esclude a priori le voci dissenzienti, condannandole senza appello anche quando esse vengono espresse garbatamente ed in maniera argomentata. Sant’Agostino diceva che “la dialettica è la scienza del disputare bene”.

Diventerebbe pretestuosa anche la motivazione del calo demografico da fermare a tutti i costi anche con queste iniziative. La vicina Gangi, quando nel 2014 fu proclamata "borgo più bello d'Italia", secondo i dati ISTAT, contava 6.909 abitanti; nel 2021 il “borgo” è stato abitato da 6.179 residenti, quindi, 7 anni dopo essere stata impalmata vincitrice di quella “gara” ha perso comunque il 12% della sua popolazione. Così è capitato pure a Troina e così capita a Nicosia, che non ha mai “gareggiato” o richiesto l’associazione. Evidentemente il decremento demografico è strutturale ed indipendente da eventuali tentativi di valorizzazione territoriale. La differenza semmai è che Gangi nel 2014 ha raggiunto quel traguardo PRESENTANDOSI GIA’ elegante ed accogliente sicuramente dopo essere stata sottoposta ad un "make up" fatto non in pochi mesi ma alla fine di una lunga programmazione migliorando e rinnovando "quello che aveva" e che oggi, viene ancora mantenuto nonostante l'inevitabile e fisiologico spopolamento. La cittadina sicuramente è più vivibile per la comunità residente e meglio visitabile dal turista con conseguenti benefici economici per la sempre meno numerosa popolazione gangitana.

La verità è che qualsiasi attività programmatoria di sviluppo di un centro abitato deve essere parte di un "pensiero" ad ampio raggio che presupponga una corretta visione d'insieme, una conoscenza dello stato di fatto e delle potenzialità presenti in un determinato momento storico e la capacità di pensare a una serie di progetti trasversali e di interventi necessariamente a lungo termine. Solo una conoscenza profonda ed una CONSAPEVOLEZZA di cosa è stata Nicosia e cosa è oggi e delle sue attuali problematiche può aiutare ad operare decisioni paradigmatiche e non dettate dal momento: in pratica un intreccio di interventi non puntuali ma sinergici che interessino l’ambiente e la natura, il commercio, i servizi e, soprattutto i BENI CULTURALI potrà rendere più “vivibile” qualsiasi centro abitato.

E’ proprio su quest’ultimo aspetto, quello dei beni culturali, strettamente legato anche all’attuale questione, che Nicosia non ha mai, fin dai decenni passati, veramente investito risorse umane ed economiche per un ampio progetto di rilancio. Il grande patrimonio storico-architettonico e artistico oggi è sufficientemente valorizzato e fruibile? La viabilità interna ed esterna permette agevoli percorsi ed ottimali itinerari turistici? Un turista o gruppo di turisti troverebbe opportuni servizi e la possibilità di permanere anche più giorni?

Ci si dovrebbe fermare e pensare un attimo prima di “agire” come farebbe un buon padrone di casa che, per ospitare nel migliore dei modi un amico o un parente, PRIMA DI INVITARLO, renderebbe la propria abitazione confortevole ed accogliente.

Si è convinti di avere le credenziali per portare avanti tale idea di crescita? O si tenta questa strada a prescindere dimostrando solo di essere a corto di idee inseguendo quelle di altre comunità locali che hanno una storia sociale, economica e culturale diversa (più da “borgo”) al grido: “Se gli altri lo hanno fatto perché non lo possiamo fare noi? Cosa abbiamo in meno degli altri? Anzi!”.

Comunque se l'amministrazione intende perorare l’idea ed il Consiglio comunale, in quanto massimo Organo istituzionale rappresentativo della comunità, delibererà per la richiesta di ammissione, non si può che augurare la buona riuscita, sia pur sorvolando sulla diatriba borgo-città.

Buon lavoro dunque per un velocissimo "Make up" rendendo presto visitabili e fruibili tutte le 94 "emergenze monumentali", facendo in breve tempo aumentare gli 11 (UNDICI) posti letto disponibili (DATI ISTAT) presenti (a Piazza Armerina sono 355, ad Enna 515, a Troina 122, a Regalbuto 22), mimetizzando le linee elettriche e telefoniche che deturpano le facciate bisognevoli di rinnovo ed abbellimento, curando le fioriere ed il verde pubblico, ripristinando le pavimentazioni stradali ammalorate, riaprendo le vecchie botteghe artigiane etc., etc. (tutti requisiti prescrittivi per diventare uno dei “Borghi più belli d’Italia).

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