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Francesco Salamone

IL NAUFRAGIO E LA BOTTIGLIA

Neppure il termine dell’ultimo lavoro in una trattoria le permise di guadagnarsi un riposo.

Il biglietto staccato sul molo sventolava, tremando più dall’emozione di un viaggio inatteso che dalla brezza marina agitata da ondine leggere; la schiuma si infrangeva sul lippo verdastro della battigia e duettava al ritmo dei battiti del cuore. Finalmente un viaggio! Neanche importanza sapere per dove, per quanto, … sentiva che insieme agli affetti e agli amici il motivo del viaggio era il viaggio: le mete dei viaggi non sono gli approdi agli ormeggi nei moli ma lo sguardo tranquillo sugli ozi diffidenti di un gabbiano a pelo d’acqua. Floriana a prua, come sul Titanic, mimava Rose con le braccia levate, anche lei stava volando, chiudeva gli occhi e godeva dell’aria gelida schiantata sul viso bellissimo, distratte le luci in coperta, i giochi rumorosi di bambini slegati al guinzaglio familiare (paciosi e gonfi più dalle secche “San Carlo ” che dai rigatoni cacio e pepe della nonna!), la noia al fumo e alle carte di compagni di viaggio, i richiami degli amici al delirio dell’ultimo gioco.

L’intervallo di una vita tranquilla si infranse su uno scoglio imprevisto, inatteso, nascosto al filo della superficie del mare della vita, sulla rotta di quella nave e di una passeggera speciale il disegno squarciato e a picco di quel sontuoso vestito impermeabile, di metallo. Un disastro, una sola naufraga. Nell’angusto perimetro di un’isola stava seduta, immobile ai piedi di un albero privo di foglie. I capelli lunghi, neri, mossi su sfumature ancora più scure, raccolti in un chignon spettinato, facevano a gara col pallore di quel viso tradito, in un contrasto beffardo fra il sorriso spontaneo dell’animo e il cupo paesaggio di un naufragio.

Gli abiti lacerati, un po’ vintage come la sua vita, mostravano uno stile esclusivo, …. una meraviglia lo rimane sempre, anche fra i lividi bruni di una sventura. Solo un tatuaggio nel petto tradiva un passato da sognatrice scomposta, nelle piazze colore verde-speranza degli entusiasmi giovanili, travolti nelle squallide pieghe di burattinai di parole per mestiere, ai quali i suoi moti ideali si erano affidati, invano, nella delega in bianco del proprio Destino.

Così, le braccia conserte, la sabbia sui piedi, l’orgoglio di una lacrima nel solco improvviso, …. il silenzio del rumore del mare, il lamento struggente di un gabbiano, la vita. Fu allora che il nastrino di una bottiglia, lì, sul pelo dell’acqua lontano dalla riva, le mostra la pagina più bella mai letta: - Non usate linguaggi criptati, nessuna nave usa più il vecchio “morse”. Se agitate il sorriso del vostro viso basterà una semplice “pilotina” per guadagnare di nuovo la terra. -

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