Nei locali di un riservatissimo circolo privato adattato a ristorante di proprietà di tale Michele Casale, si tenne il pranzo, organizzato da alcuni nobili e clerici nicosiani, tra cui il barone Gaetano La Motta e padre Stazzone, a cui partecipò Enrico Mattei.
Decine e decine le persone invitate a questo “ schiticchio” ( pranzo solenne in siciliano).
E’ risaputo che gli uomini importanti sia dei paesini come delle città hanno bisogno di incontrarsi, di contarsi, di guardarsi in faccia
sono a tavola che si concretizzano o si smussano lunghissime riunioni.
La tavola è sempre stata un luogo sacro per i potenti.
A quel pranzo con Mattei, il presidente D’Angelo ed altri esponenti politici di rilievo, parteciparono uomini ( non mi è dato sapere chi fossero le presenze femminili..) potenti del nostro paese.
Potenti per patti stipulati, per alleanze politiche, per simpatie elettorali o per interessi comuni.
Cosa Mangiarono non è stato facile riuscire a saperlo.
Dalle poche informazioni recuperate grazie ad un partecipate a quel pranzo che se pur avanti con gli anni ha ancora una mente lucida e funzionate, posso tentare di ricostruirlo,
Lui mi ha raccontato che per antipasto servirono svariate portate: tuma fritta, pecorino primo sale, soppressata nicosiana e cicoria ripassata in padella.
Come primo sicuramente saranno stati serviti maccheroni fatti in casa con pomodoro fresco e carne di maiale.
Per secondo certamente Enrico Mattei avrà assaggiato la prelibatezza dell’agnello cotto al forno accompagnato da patate farcite con origano e qualche spicchio d’aglio.
Il tutto accompagnato dal novello frizzantino di contrada Marenca.
Per ultimo, un bicchierino di zibibbo e l’immancabile cannolo con la ricotta.
Doveva essere un pranzo di lavoro, ma si trasformo in un lungo, forse troppo lungo, momento culinario e d'incontro.
Aveva 56 anni Enrico Mattei, quello che tutto il mondo considerava «l'uomo più potente d'Italia».
Il partecipate a quel pranzo, mi dice, che lui era seduto non molto lontano da Mattei, e mi conferma che ancora oggi ha i ricordi di quel pranzo scolpiti nella mente, cosi come le parole del presidente Mattei
«Sono nato povero, per riuscire devo rischiare più degli altri»
E soprattutto ricorda ancora quelle sue parole alla fine del pranzo: «Chi sono veramente io?, Un morto che cammina»
Probabilmente aveva già capito tutto di quello che da li a qualche ora gli sarebbe successo.
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