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Laura Fezia

L'ALBERO DI NATALE




Se domandassimo ai più quando, in Italia, è nata la tradizione di addobbare un abete per Natale, la risposta sarebbe pressoché unanime: è una tradizione millenaria!

Invece il primo albero di Natale italiano fu allestito alla fine del XIX secolo dalla regina Margherita di Savoia nelle sale del Quirinale. E tutta la nobiltà della Penisola, che non vedeva di buon occhio gli abeti natalizi che ornavano già da tempo le corti europee, ritenendoli un’usanza protestante, misero da parte l’indignazione e si affrettarono a imitare Sua Maestà, la quale, forse, aveva infranto il tabù essendo figlia della principessa tedesca Elisabetta di Sassonia.

Nelle brave famiglie cattoliche italiane, però, regina o non regina, per decenni l’albero di Natale venne guardato con sospetto, come un richiamo al protestantesimo e nessuna concessione fu possibile: il simbolo del Natale cristiano era il presepe. Si dovette giungere agli anni ’70 del Novecento per vedere alberi natalizi spuntare un po’ ovunque.

Se la moda dell’abete addobbato con decorazioni in prezioso vetro soffiato iniziò nelle corti europee a partire dal XVII secolo, non di meno la tradizione di regalare rami di agrifoglio come buon auspicio per il nuovo anno era già in uso presso i romani. I celti, invece, in occasione del solstizio d’inverno portavano nelle loro case un abete rosso, imitati, in seguito, da tutte le popolazioni nordiche, per le quali quel momento dell’anno corrispondeva al presagio del ritorno della luce.

Questa è la caratteristica di tutte le feste nate fin dai tempi più remoti intorno al solstizio d’inverno, particolarmente nelle zone europee in cui la stagione fredda poteva assumere toni drammatici: il ritorno della luce, della bella stagione, della semina, dei raccolti. In una parola: della vita.

Ma è anche il motivo per cui l’albero di Natale venne visto da subito come una tradizione protestante: prima ancora che l’aristocrazia se ne appropriasse e rendesse gli abeti natalizi dei capolavori di raffinata eleganza, infatti, le popolazioni del Nord Europa, quelle dove avrebbe attecchito la proposta di Martin Lutero, già dalla fine del XV secolo erano solite erigere abeti o altri sempreverdi nella piazze in occasione del Natale e decorarli con uova, frutti e fiori di cartapesta. Nel tentativo di combattere questa usanza tra il pagano e il blasfemo, dopo il 1517 qualche esagitato arrivò ad affermare che l’albero di Natale fosse stato inventato da Lutero stesso per sostituire il presepe, dunque da evitare come la peste, in quanto simbolo dell’esecrata bufera protestante che tanto sconquasso stava portando nella Chiesa. Numerosi vescovi invasati ordinarono addirittura l’abbattimento di innocenti alberi di Natale e l’arresto di quanti avevano osato erigerlo.

Tra le nazioni che avevano aderito alla Riforma luterana, l’albero di Natale prese sempre più piede e, nelle abitazioni di coloro che se lo poterono permettere, si arricchì di elementi decorativi. Invece nei Paesi cattolici la resistenza continuò almeno fino al XIX secolo e – come abbiamo già visto – l’Italia fu l’ultima ad adeguarsi a una moda che, fingendo di dimenticare l’origine protestante del simbolo natalizio, stava dilagando in tutta Europa, uscendo dalle Corti per approdare, anche se timidamente, nelle case.

Oggi l’albero di Natale è stato accettato perfino dalla Chiesa cattolica, che – naturalmente – ha voluto “cristianizzarlo”: da Wojtyla a Bergoglio, passando per Ratzinger, non è trascorso anno senza che i tre ultimi pontefici abbiano paragonato alla luce di Cristo che illumina il mondo l’abete che dal 1982 viene allestito in piazza San Pietro.

Insomma: se non puoi annientare il nemico, alleati con lui!

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