Fa discutere la puntata di Atlantide di mercoledì scorso, condotta da Andrea Purgatori.
Bisognerebbe capire se la presenza di Cefis a Nicosia, ipotizzata, è confermata dagli atti processuali. Sulla lunghezza eccessiva del pranzo nicosiano la trasmissione Atlantide ha insistito tanto, alludendo velatamente alla presenza di un basista in loco.
È un dato di fatto che la trasmissione di Purgatori, attento cronista, alla presenza del magistrato che ha riaperto il caso dopo decenni di insabbiamenti e ha redatto la sentenza che ha svelato l'attentato, avanzi questa ipotesi scomoda.
Ma è certamente curioso, e inquietante a un tempo, il fatto che l'ultima tappa del viaggio di Mattei, prima della partenza sull'aereo bomba, sia stata la nobile Nicosia.
Calia, il magistrato ospite della puntata, ha indagato su Cefis in quanto mandante dell'omicidio Mattei e di quello di Pasolini, seguendo la pista tracciata nel romanzo Petrolio e, in particolare, nel capitolo "Lampi sull'ENI". Dove Cefis, sotto pseudonimo, sarebbe un personaggio chiave dello stragismo italiano e della svolta del capitalismo italiano verso la finanza internazionale. Sarebbe anche il fondatore della loggia P2, prima di Licio Gelli. Secondo Purgatori e Calia si trovava a Nicosia durante un pranzo eccessivamente e inspiegabilmente lungo a poche ore dalla morte di Mattei.
La domanda è: quali sono le fonti di Calia e Purgatori? Come mai dopo 60 anni siamo ancora lontani dalla verità? I processi televisivi, si sa, sono comodi, ma lasciano il tempo che trovano. Servono le fonti (e le prove) altrimenti la trasmissione va rubricata sotto la voce complottismo d'accatto. E sarebbe curioso se chi (come Purgatori) attaccava i complottisti durante la pandemia, cedesse al complottismo.
Purtroppo il determinismo anticoplottista è, sovente, speculare al determinismo complottista. Sono due facce della stessa medaglia.
E Pasolini aveva torto: non basta sapere, servono le prove.
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