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Immagine del redattoreGabriella Grasso

La fiamma arde ancora

Il 28 ottobre cade il centenario della marcia su Roma. Questo anniversario è certamente il più carico di significato per l'attualità del momento politico che stiamo vivendo. L'Italia del 2022 è, dopo cento anni da quel nefasto evento, governata da una anti-antifascista, che ha dichiarato di non aver mai avuto simpatie fasciste, pur avendo ereditato la fiamma tricolore dalla stirpe di Giorgio Almirante e Pino Rauti, e non ha mai condannato il ruolo essenziale del neo fascismo nelle stragi del dopoguerra, nei depistaggi di via D'Amelio e nelle torture del G8 di Genova. "Non bastano le prese di distanze dal fascismo" ha detto l’ex magistrato e neo senatore Scarpinato, rivolgendosi alla neo Premier e interrotto da La Russa. La neopremier nell'elenco degli eroi non ha citato: Gobetti, i fratelli Rosselli e i resistenti; ha preferito ricordare gli assassini di Ramelli e Di Nella, martiri neri della stagione di piombo. Seppur negato, il fascismo resta nei neo fascisti che si proclamano patrioti, e aborrono gli orrori dei totalitarismi senza mai dichiararsi anti fascisti, non riuscendo a rinunciare neppure alla fiamma tricolore, inequivocabile simbolo fascista. La violenza fascista è stato uno dei rimossi della società contemporanea: assolvendo il fascismo, gli italiani hanno assolto anche sé stessi. Nel centenario della Marcia, la presidente del Consiglio avrebbe dovuto esprimere un giudizio definitivo sul regime e invece non l'ha fatto. Minimizzare è il verbo imperante, minimizzare le violenze fasciste e le colpe di Mussolini, perchè al governo di un Paese libero e costituzionalmente antifascista ora c'è di nuova la fiamma.




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