In queste ore, in cui non si parla di altro che delle dimissioni di Sangiuliano, del caso Boccia e di questa specie di teatrino all’italiana della peggiore specie, sta montando una polemica a dir poco ridicola (a essere buoni) sul neo ministro della Cultura Giuli, “reo” di non aver conseguito una laurea. E non è difficile, magari, scoprire che coloro che si attaccano a questo particolare sono gli stessi che prima di firmare, a protesi del proprio nome, devono inserire i “titoli nobiliari” “prof.” “ing.” “avv.” “dott.” e più ne abbiamo più ne mettiamo ricordando i famosi “Cav. Di gr. Croc., Lup. Man, gran farabut.” Di fantozziana memoria.
Non ha alcun senso questa polemica, peraltro ridicola e che mostra la superficialità di chi la alza. Se, infatti, questa polemica è alzata perché si fa parte dell’Opposizione, come mai non si indignarono gli stessi dinnanzi ad un Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca certa Valeria Fedeli, la quale non aveva una laurea? Ed è ben più grave, a questo punto, dare in gestione l’Università ad una che non sapeva neanche come fosse fatta.
La Cultura è qualcosa che va al di là dei titoli. Prendete l’esempio di Steve Jobs o di Mark Zuckerberg che senza la laurea hanno dato vita a qualcosa di cui oggi quasi nessuno di noi può fare a meno.
Non, quindi, sui titoli (che sono vuoti e questa polemica lo dimostra), ma sulle azioni provate a giudicare le persone.
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