Era il dicembre del 1984, quando a Milano mi presentai in Piazza della Scala munito di uova e ortaggi per contestare la “prima” della Scala, evento che rappresentava e ancora rappresenta (dopo 54 anni) un’ostentazione di ricchezza e opulenza capitalista, ma anche d’ignoranza e stupidità.
Tale evento, che si tiene nella serata di Sant’Ambrogio, patrono di Milano, ha infatti ben poco a che vedere con la musica e la cultura, a prescindere dalla qualità dello spettacolo che si rappresenta.
Si tratta in realtà di un avvenimento mondano, una passerella di personaggi politici, televisivi, attori e attrici, indossatrici, capitani d’industria e manager della comunicazione che vanno alla “prima” per esibire la loro presenza (nel caso delle signore anche dei loro abiti), pur essendo assolutamente disinteressati a quanto si mette in scena.
Naturale che poi tutti, senza avere ascoltato nemmeno una battuta di musica, si spertichino in lodi per i cantanti e il direttore. Insomma, una scena socialmente e culturalmente disgustosa.
I biglietti per assistere a una “prima” costano diverse migliaia di euro, ma ciò ha poca importanza; quasi nessuno degli spettatori li paga, essendo quasi totale la presenza di invitati, sponsorizzati, spesati ecc.
Naturalmente, a nessuno che non faccia parte della cerchia dei ricchi e dei potenti è dato assistere a una “prima”; tuttavia, per i poveri esiste sempre la possibilità di vedere l’opera attraverso dei punti video disseminati in città, che ritrasmettono le riprese RAI. Insomma, le briciole dal banchetto dei ricchi.
La contestazione a cui partecipai, era figlia delle lotte sessantottine che ha avuto dei meriti storici. Oltre a denunciare il carattere elitario della prima della Scala ha fatto di questo evento un’occasione annuale di discussione e contestazione politica. In pratica ha cambiato la giornata del 7 dicembre milanese.
Anche quest'anno, mentre all’interno del teatro, centinaia di personaggi dell'elite italiana e straniera celebrava il suo stolto rito, che si conclude in ristoranti da centinaia di euro, all’esterno si svolgeva una manifestazione che protestava contro gli aumenti delle bollette di luce e gas, e denunciava gli extraprofitti che le aziende fornitrici stanno realizzando nell’ultimo anno. In pratica, un apologo del disgustoso divario che si sta sempre più allargando tra le classi sociali.
Per ultimo vorrei ricordare ai più che il Boris Godunov è un’opera scritta nel 1870, tratta da una tragedia di Puškin che ha un soggetto fortemente critico contro la sete e l’arbitrarietà del potere.
Ma naturalmente pochi dei presenti sapevano che oggetto della critica puskiniana erano proprio loro, i potenti, i nobili i ricchi e gli arricchiti.
Ma questa è un'altra storia, che come tradizione appartiene solo a loro.
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