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Immagine del redattoreAldo la Ganga

LA TRAGEDIA GRECA L'UE NON PUÒ PIÙ ESSERE COMPLICE DELLA PERDITA DI VITE UMANE



Almeno otto, dieci ore.

E’ il tempo che sarebbe servito per organizzare i soccorsi. Dalle 16,53, orario in cui Alarm Phone dice di aver lanciato l’allarme a Guardia costiera greca, Frontex e Unhcr Grecia, alle 2,47 del mattino, ora del naufragio. Ore preziose durante le quali i 750 migranti che riempivano il ponte, il tetto della cabina di pilotaggio ma soprattutto la stiva del peschereccio affondato mercoledì nel mar Jonio, potevano e dovevano essere salvati e che invece sono stati lasciati morire.

Le notizie che più di 600 migranti sono affogati al largo delle coste greche sono scioccanti.

Tantissime persone sono disperse e si teme siano morte dopo l'ultima tragedia avvenuta in mare. Secondo quanto riferito, tra i morti ci sono molte donne e minori che erano presenti sottocoperta del sovraffollato peschereccio.

Le autorità di diversi Stati membri erano state informate dell'imbarcazione in difficoltà molte ore prima del suo rovesciamento e anche un aereo di Frontex era presente sulla scena. Ancora una volta, decine di vite sono state perse alle frontiere dell’Europa a causa dell'incapacità dell'Unione Europea di permettere alle persone in cerca di protezione di raggiungere l'Europa in modo sicuro.


Il primo trimestre di quest'anno è stato il più letale nel Mediterraneo centrale degli ultimi 6 anni e, come sappiamo, queste tragedie umane si consumano quotidianamente alle frontiere terrestri e marittime dell'Europa. L’ennesimo naufragio, questa volta al largo delle coste greche, dimostra che è necessaria un'indagine completa su queste morti, in particolare sul ruolo degli Stati membri dell'UE e sul coinvolgimento di Frontex.

Chi ne ha le competenze, l’autorità e l’autorevolezza,chieda senza sosta alla Commissione europea, agli Stati membri e ai responsabili politici europei di adottare misure per porre fine alle violazioni dei diritti umani e alle morti insensate alle frontiere dell'UE.

Bisogna esortare la Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ad assumere finalmente una posizione chiara rispetto al cimitero a cielo aperto alle frontiere terrestri e marittime dell'Europa e a richiamare gli Stati membri alle proprie responsabilità.

Va concretizzato un sistema di asilo europeo che garantisca alle persone il pieno rispetto del diritto di chiedere protezione..

Per troppi anni abbiamo ascoltato parole vuote da parte della Commissione europea e degli Stati membri dell'UE, che si sono detti "preoccupati", "rattristati" e "sgomenti" per la perdita di vite umane senza agire. Questa volta deve essere diverso. È ora di proteggere finalmente le vite e i diritti delle persone che cercano sicurezza in Europa.

L'UNIONE EUROPEA NON DEVE ESSERE COMPLICE DELLA PERDITA DI VITE UMANE

Sull’onda di una idea malsana d’Europa, gli Stati dell'UE hanno ridotto drasticamente la capacità di ricerca e soccorso (SAR) in mare e diversi hanno limitato le operazioni SAR della società civile, il che significa che non è possibile fornire un'assistenza tempestiva ed efficace alle persone in difficoltà, in palese violazione degli obblighi internazionali SAR.

Inoltre, la scorsa settimana gli Stati membri hanno concordato una riforma del sistema europeo di asilo e migrazione basata sulla deterrenza e sulla detenzione sistematica alle frontiere dell'UE, che molto probabilmente incentiverà un maggior numero di respingimenti e di morti in mare, mentre i meccanismi di monitoraggio delle frontiere finora istituiti non sono né indipendenti né efficaci. Questo non farà altro che spingere le persone in fuga da guerre e violenze verso rotte ancora più pericolose e causerà altre morti evitabili. Nel frattempo, gli Stati membri dell'UE continuano a fare affidamento su accordi poco trasparenti del valore di miliardi con Paesi terzi, nel tentativo di liberarsi dalle proprie responsabilità in materia di asilo.

L'UE non può più essere complice della perdita di vite umane in mare e delle violazioni dei diritti alle frontiere dell'Europa.

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