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Immagine del redattoreAldo la Ganga

L'ACQUA DELLE ARANCE. Tra storia e leggenda



Sulla roccia più alta della mia Nicosia, si ergono ancora i ruderi del castello normanno, probabilmente su un insediamento siculo.

Prima comunque di addentrarmi in un racconto che sa più di leggenda che di storia, voglio ricordare ai miei circa 20 lettori che il seguito di questo scritto è frutto di racconti, storie, letture, apprese e fatte in tanti anni ma per quanto mi riguarda non sò quanta certezza ci sia.


Il castello dopo una notevole fortificazione da parte degli arabi, fu espugnato e quasi distrutto, dal Conte Ruggero, che subito lo ricostruì . Tale rimase nelle dominazioni successive, fino a quella dei Borboni, sotto i quali fu utilizzato come carcere.

Dopo l'Unità d'Italia il carcere venne trasferito sul colle dei Cappuccini e il Castello venne definitivamente abbandonato.


I ruderi di due torri fiancheggiano l'imponente ponte lungo circa 80 metri, protetto da entrambi i lati da una merlatura.

Oltrepassato il ponte, un sentiero porta al colle più grande dove sono ancora ben visibili i resti del Castello Grande, composto da quattro torri a più piani dove alloggiavano gliumini armati al servizio del castellano.


Sempre dal ponte attraverso una scaletta scavata nella roccia, si arriva sull'altro colle dove si notano i resti del Castello Piccolo, composto da tre torri, nel quale anticamente abitava il castellano.


Sempre nelle vicinanze del ponte si trova l’ingresso della leggendaria Grotta di Nigrò, ma di quello che significa e della leggenda che l’avvolge parleremo un’altra volta.


Oggi voglio invece ricordare uno dei misteri che assieme ai fantasmi con le catene che appaiono d’intanto in tanto, crea sempre curiosità in chi visita quei luoghi o ne ascolta la storia.


Infatti, nella parte bassa del castello, è scavata in una parete rocciosa una fontana, che solo in momenti particolari e soprattutto in inverni molto piovigginosi si riempie d’acqua.


La curiosità di questa fontana e soprattutto dell’ acqua che sgorga dalla parete è quella del suo sapore strano, molto simile al gusto agrodolce delle arance.

I pochi fortunati che sono riusciti ad assaggiarla, giurano che è veramente gustosa, buona e con un retrogusto aspro, che sa di arancia.

Qualcun'altro dei pochi fortunati che hanno invece studiato ed analizzato l’acqua di quella fonte dicono che ha un normale sapore di qualsiasi sorgente filtrata da rocce arenarie e che il nome “ “dell'acqua delle arance” gli è stato dato perché nel tempo dentro la sua piccola vasca ed attorno a se, viveva e si sviluppava una colonia di granchi di acqua dolce , che in siciliano vengono chiamati appunto “aranci”

Probabilmente hanno ragione quest’ultimi , ma io voglio sempre pensare ed immaginare che come per magia, quell’acqua ( che era soprattutto utilizzata dai contadini e dai servi del castellano ) era così gustosa e buona perchè serviva ad alimentare benessere e piacere ai tanti disperati che vivevano dentro, attorno e fuori le mure del castello.

La natura aveva restituito un sorriso ai nostri antichi avi.

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