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Immagine del redattoreGabriella Grasso

Larimar Annaloro e il silenzio di Piazza Armerina




Larimar Annaloro, martedì scorso. ha telefonato ai suoi genitori, da scuola, perché voleva rientrare a casa prima della fine delle lezioni; qualcosa l'aveva turbata. Nemmeno un'ora dopo sua madre e suo padre l’hanno trovata impiccata a un pino, vicino alla loro casa di campagna. La madre e la sorella di Larimar, da allora, denunciano la mancanza di empatia da parte della città e chiedono verità per un fatto tragico e inspiegabile. Cosa può esserle accaduto? Si vocifera di litigi fra coetanee, video e gelosie. Voci appunto, che tali diventano soprattutto dopo la conferenza stampa tenuta dalla famiglia per ribadire dubbi e possibili azioni legali, dopo l'autopsia e intanto Piazza Armerina tace, ma cosa avrebbe dovuto dire o fare? Cosa avrebbe dovuto urlare la città di Piazza Armerina? Sappiamo tante cose, ci sfugge solamente la verità e allora immaginiamo i genitori di Larimar, sentendo un brivido correre lungo la schiena e immaginiamo anche l'orrore dei genitori dei compagni e delle compagne di Larimar: cosa hanno detto, fatto o insinuato? Cosa è successo in quella scuola ai loro figli? Quella di Larimar, appare oggi, come una tragedia fatta di vittime e carnefici dagli occhi grandi, che resteranno segnati dalla morte di una di loro. La ragione servirà a capire l'inspiegabile, l'ingiusto, la bestemmia : la morte di una quindicenne. Sapremo noi adulti capire e riflettere su tutto questo? No. A noi, adulti, resterà la paura e il senso di inadeguatezza.



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