"ERA SPERTA"
Asserì Pina, con le mani sui fianchi, mentre Concetta sbatteva la scopa sul muro della dirimpettaia, per liberare le setole dalla sporcizia di casa sua. “ Hai presente Maria?” continuò Pina, e senza aspettare la risposta continuò: “ Maria, la mamma di Salvatore.” Concetta sgranò gli occhi e si portò la mano sulla bocca, a trattenere uno sbadiglio. “Maria” cominciò Pina, appoggiando la scopa sullo stipite della porta della vicina e prendendo sottobraccio Concetta per garantirsi la massima attenzione, “aveva quindici anni quando restò incinta di suo zio, il parrino, l’unico parente che aveva e che la trattava da femmina, e non solo da lolla. Mischino, lui colpe non ne aveva . Poteva immaginarlo che quella i figli, anche se scimuninta, li sapeva fare? Che avrebbe dovuto fare Maria? Abortire. E infatti se ne era andata da quella sant’anima di donna Prizzita proprio per abortire, ma quella, sperta com’era, le suggerì di tenerselo il figlio dell’uomo di Dio, e farlo lavorare per Dio; e difatti, il bambino, appena nato, cominciò a miracolare: le vecchie galline di Maria ricominciarono a fare uova; la sua fichera riprese a fare fichi; e suo zio morì di crepacuore. Prizzita le aveva suggerito, si dice, di aumentare le carezze settimanali”. Pina godeva della faccia di Concetta. Era passata dallo stupore alla vergogna. “Potrei fare pure io la stessa cosa, con quel lampo di mio marito” disse ridendo Concetta, ma subito si pentì e passò a un tono dimesso ai limiti della prostrazione. Intanto dalla porta socchiusa della vicina di Pina era comparsa una manina, che stava tirando dentro casa la sua scopa, ma Pina, che la sua scopa non aveva mai perso di vista, urlò a bocca larga un “disgraziata” e con un balzo felino afferrò le setole pulite dell’arnese conteso e cominciò a tirare e tirare, chiamando in soccorso pure Concetta. La disputa si concluse dopo non poca fatica, tante male parole e l’intenzione, urlata, di Pina di buttare l’acqua bollente sulle piante della sua vicina per farle morire, tutte.
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