Nella giornata di ieri, 9 Maggio: Giornata dedicata alle vittime del terrorismo, Leonforte è stata scossa dalle sirene della polizia. Le forze dell'ordine del Commissariato di Leonforte e della Squadra Mobile di Enna, hanno ricondotto in prigione dodici persone, alcune già ai domiciliari, coinvolte nell'operazione Caput Silente, le cui condanne sono passate in giudicato. La sentenza è stata emessa dalla quinta sezione della Corte di Cassazione la sera avanti al 9. Si chiude così un processo articolato e lungo, che ha coinvolto molte famiglie leonfortesi e ha fatto emergere intrecci malavitosi, imbriglianti un paese povero, sfiduciato e soffocato dalla mafia perché al netto di caroselli nostalgici e atmosfere da borgo tra i borghi, il paese è questo. A Leonforte la mafia è cosa di famiglia e infatti tante sono le famiglie "marchiate" perché imparentate nonostante estranee ai fatti e molti sono i giovani dediti al malaffare perché
persuasi che altro non sia possibile. A Leonforte è sempre più angusto lo spazio fra lo Stato che c'è solo nella riscossione di tributi in cambio di servizi carenti o del tutto assenti, a cominciare dalla sanità, e l'anti Stato che si insinua ovunque, facendosi bastare il poco che c'è. La rimanenza al paese è un atto di resistenza sempre più difficile.
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