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Immagine del redattoreGabriella Grasso

Leonforte. L'università popolare ricomincia dalle donne.

Venerdì 22 settembre, sui resti del giardino all'italiana della villa Bonsignore, è iniziato, unitamente al nuovo anno accademico dell'università popolare, il Progetto Donna. L'assessora Sabrina La Ferrara ha inaugurato un articolato percorso, finalizzato alla comprensione della differenza di genere per il superamento degli stereotipi e il contrasto alla violenza sulle donne.

Al tavolo dei relatori sedevano cinque donne ( un tavolo di relatrici avrei dovuto scrivere se non fosse così diffuso il maschile sovraesteso anche fra le militanti femministe): le onorevoli Marino e Longi, la professoressa Ciavola, la direttrice della casa circondariale di Piazza Armerina Di Franco, la fumettista Mustica e un solo uomo, il questore di Enna, Corrado Basile.

I lavori sono stati introdotti dalla scrivente che riferirà, come uso fare su questo blog, la propria personale interpretazione su quanto detto ieri sera. La precisazione non è pleonastica ma obbligatoria, data la diffusa abitudine a equivocare e l'altrettanto diffusa abitudine a inalberarsi per quanto equivocato da parte di qualche lettore affezionato.

La violenza di genere è un problema sistemico, frutto del patriarcato, che alimenta disparità e subordinazione fra individui. Riconoscere la tossicità di questo sistema è necessario per decostruire un modello prevaricante e machista. Introdurre una lingua inclusiva, educare all'affettività in ogni ambito sociale e implementare i centri antiviolenza anche per il recupero dei maschi abusanti è necessario eppure, ancora, non totalmente compreso.

Nella serata di venerdì sono state dette partole critiche verso la politica poco aderente alla realtà e ai bisogni di chi agisce, quotidianamente, contro i soprusi. Sono state citate parti di sentenze misogine e chat aberranti . E' stata denunciata l'oggettivizzazione del corpo femminile anche in certa Trap e in molto giornalismo ed è stata ribadita la trasversalità dei femminicidi. E' anche stato detto però che: il femminicida è spesso affetto da disturbo di personalità NAS ossia non altrimenti specificato.

Il desiderio di possesso della donna non sarebbe dunque ascrivibile alla cultura maschilista, ma a un difetto psichico assai diffuso, una quasi pandemia;

che troppi nemici concorrono al sovvertimento dell'ordine costituito e che la violenza di genere dovrebbe includere anche i bambini e gli animali perché la violenza è violenza sempre e specificarne i modi e il significato non serve.

Il questore ha espresso il suo rammarico ( un rammarico che sembrava sconcerto) per l'ennesimo incontro su un argomento tendenzioso. Basta con questi ideologismi, ha più volte detto, altrimenti si rischia di elevare un problema a possibilità speculativa. Perché indicare la vittima come donna e non solo come vittima? Ha anche specificato, ma il tema della serata era proprio la violenza di genere e i femminicidi che tali sono perché la donna si ostina a pensarsi soggetto agente nonostante donna benché circondata da imperante maschilismo. La realtà è irriducibile a binarismo di genere e pensiero e di lingua e l'università popolare non mancherà di analizzarli tutti per meglio comprenderli. Alle donne che preferiscono declinare il loro titolo professionale al maschile e agli uomini che alterizzano la violenza per esorcizzarla suggeriamo di leggere Michela Murgia, sempre sia lodata.







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