Sabato 9 settembre, al piano dell'Immacolata è andata in scena: “ La notte dell’ultima sigaretta (Colloquio notturno con un uomo disprezzato)” di Friedrich Dürrenmatt. L'opera è cominciata con una serie di audioarticoli sull'abuso di potere dei Paesi noti, ossia: Russia, Cina e Iran. Gli altri Paesi, quelli che esportano la libertà contro la volontà dei beneficiari, sono stati fatti salvi. Sulla finta democrazia europea e americana si dirà un'altra volta. Un uomo, uno scrittore, seduto al buio, tace e pensa perché è un intellettuale. E aspetta. Aspetta lo Stato. Lo Stato si materializzerà in un vecchio, vestito di nero che entra dalla finestra e si presenta come il Boia, il boia di Stato. Il potere garantisce se stesso attraverso la mano armata del suo uomo d'ordine perché nessuno può metterne in discussione gli equilibri senza pagarne un caro prezzo: la morte, ma anche l'esclusione dal Sistema o il disprezzo sociale.
L'innocente è colpevole di pensare e dire e scrivere, senza ritegno per l'ordine dato, sia esso politico, religioso o culturale. Un radiodramma diventa così una mise en espace che racconta come lo Stato condanna a una dipartita antieroica un uomo che non rispetta e Il boia serve a lasciargli le mani pulite.
Morire senza che nessuno lo ascolti, che nessuno lo sappia, questa è la pena peggiore per l'intellettuale pasoliniano: un condannato che non ha il privilegio di un’udienza o l’onore di un pubblico.
Il boia, un banale funzionario, è calmo e ascolta. È l'esperienza che lo guida. Conosce il modo per affrontare ogni tipo di persona. Il condannato spera di arrivare a un dialogo sublime, ma di fronte sente di avere una persona di una bassezza inaudita, un servo ricattato dal denaro. Un essere da disprezzare che però discorre dell'arte del morire. Il boia può arrendersi solo di fronte all'idea che spinge la parola e l'azione. Ucciderà la persona, ma non la sua voce.
Il teatro è questo. Avrà capito chi crede di agire il potere a Leonforte?
コメント