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Immagine del redattoreGabriella Grasso

Leonforte: Prima Festa del ragù di cinghiale con pasta fresca e musica dal vivo.


Tra le colline dell'entroterra ennese esiste un paese sempre in festa. Il paese si chiama Leonforte. A Leonforte è uso mangiare la pecora bollita, le lumache, le fave e il ragù di cinghiale. Sabato 28 ottobre, si è tenuta la prima festa del ragù di cinghiale. I cacciatori della squadra Trinacria, uniti nella triscele con una gorgone cinghialuta, hanno cucinato e servito pasta, salsiccia e vino e accompagnati dai ballabili dell'orchestra Licata, allietato il sabato sera. Bello! Il corso Umberto era pieno di gente tornata a passeggiare, come usava un tempo. Rifacciamolo. Potremmo fare la prima festa della scarola amara con stornelli a cappella; potremmo fare la prima sagra dell'acqua cotta con foglia di allora galleggiante, buona per far passare i mal di pancia ai delusi dalla cosa pubblica, che attendono risposte dalla nuova amministrazione, da poco insediata e già angustiata da imbarazzi giudiziari di non poco conto. Passeggiando passeggiando, si è discorso assai. I leonfortesi usano alternare il "curtigghiu" alle imprecazioni per il caro vita e il lavoro che non c'è e l'alcol che ogni sabato sera riempie il Pronto Soccorso di giovanissimi e la povertà assoluta, che cresce ancora e ancora, ma anche della gioia di vivere in un paese che è sempre in festa nonostante tutto e allora organizziamola un'altra festa, bella come quella del ragù di cinghiale senza carne di cinghiale magari, che di animali morti già troppi ce n'è. Organizziamo la Festa della "Cuccìa" per il 13 di dicembre o delle fave "'ngriddi" o del macco con gli spaghetti sminuzzati: identitario ed ecosostenibile. Facciamo festa, così dimentichiamo la miseria che ci attanaglia.







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