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Immagine del redattoreGabriella Grasso

Leonforte: teatro senza teatro.

Nel cortile del convento dei Cappuccini ( convento senza frati, da tempo) è andata in scena la tragedia di Euripide Le troiane, di Nèonteatro, opera fuori concorso del premio nazionale Città di Leonforte. A conclusione dell'emozionante performance, il pubblico "mostruosamente gentile"(è stato molto apprezzato il silenzio degli astanti. I leonfortesi, da qualche decennio per la verità, hanno capito l'importanza della buona educazione, sopratt

utto a teatro; difatti evitano rumori molesti e imbarazzanti, con grande sorpresa dei forestieri e soddisfazione dell'amministrazione) ha omaggiato la compagnia catanese con scroscianti applausi. L'amministrazione, che ha riconosciuto l'importanza degli scambi culturali e la necessità di avere un teatro stabile, ha invitato il numeroso gruppo etneo a vedere e vivere l'imminente Sagra della pesca Igp di Leonforte. Omaggiarli di un cadeau o anche di una brochure sarebbe stato più efficace, forse , ma va bene anche così. La tragedia greca a Leonforte (che di tragedie ne ha tante, ma di greche nessuna) era stata già sperimentata dalla scuola Medi/Vaccalluzzo, che con Medea aveva vinto il concorso nazionale "Amenanos Neos" festival dei giovani , nel maggio scorso. A Leonforte il teatro è nell'aria, si respira quotidianamente; ci piace fare teatro, e speriamo, dunque, di averne uno fisico a presto.

Le Troiane di Euripide hanno emozionato, probabilmente, perché la guerra sul corpo delle donne è attuale. Ècuba, Andromaca e Cassandra da mogli e figlie diventeranno trofei per i vincitori e il loro destino, comunicato da Taltibio, assume la portata del dramma, momento dopo momento. Il testo della tragedia, fedele all'originale, e recitato anche in greco antico, ha tutta la tensione di una vicenda senza tempo: corpi di donna come oggetti da umiliare per ribadire la superiorità del maschio guerriero e vincitore. Taltibio raffigura infatti i soldati che troppo spesso, come lui, si abbandonano a comportamenti moralmente discutibili, sbeffeggiando le prigioniere. Non si tratta però di un'opposizione tra buoni e cattivi, non è una semplice distinzione tra vincitori e vinti, ma una riflessione sul potere a discapito dei sudditi, siano essi militari o civili. Questo è teatro: comprensione dell'immanente.



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