Sabato 30 agosto si è conclusa la XLI edizione del Premio Città di Leonforte; premio in origine e per decenni solo letterario, oggi anche teatrale. La sezione teatro del Premio è la più partecipata dai leonfortesi e non solo. Vuoi per le opere finaliste, che quest'anno, a parere di chi scrive, meritavano quattro su quattro ( e di fatti così, chi scrive, ha votato); vuoi per l'organizzazione ( a opera della NCT Il Canovaccio) vuoi per il luogo scelto come arena spettacoli: il piano dell'Immacolata, slargo della chiesa di sant'Antonino, usato negli anni del dopo guerra e per decenni come spazio pubblico per le proiezioni cinematografiche e per i siparietti amatoriali e per le scerre di partito; ogni cosa, nonostante le avverse condizioni metereologiche, ha funzionato o almeno così è parso al pubblico leonfortese, amante di teatro e anche di opere teatrali. Il teatro è un rito laico di comunione collettiva che consente la riflessione e alimenta lo spirito critico. Le opere di questa edizione, grazie alla giuria presieduta da Walter Amorelli "il maestro", rompendo la quarta parete hanno insinuato il dubbio fra la gente: é possibile perdere il senso comune e cercare il proprio, senza sovrastrutture e pregiudizi? Si! Nelle tre serate non è mancata mai la curiosità nel pubblico. Hanno appassionato la stanchezza per gli stereotipi, l' insofferenza per il patriarcato (quello sempre quello) e il desiderio di perdere il senso comune per ritrovare quello autentico, privo di pregiudizi e convenzionali urbanità. Sarebbe bene insistere su questa strada e sarebbe il caso di aiutare il teatro, costruendone uno stabile magari o anche uno precario, ma fruibile a attrici, attori e pubblico anche con la pioggia, il vento o il sol leone. E' un punto in programma dell'attuale amministrazione, così come lo era per quella precedente e le altre ancora. Non basta sedere in prima fila a applaudire e congratularsi per la buona riuscita di un evento consolidato nel tempo, sarebbe cosa buona fare specie per un'amministrazione che ama definirsi "work in progress" a ogni piè sospinto. Speriamo bene.
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