Portare a spasso dei cartelloni con scritto sopra W la pace e Abbasso la guerra a cosa serve? A persuadere Putin, che non ha mai dichiarato guerra allo stato sovrano dell'Ucraina pur invadendola per annetterla? Potrebbe essere, ma fin'ora, le parole di pace dei tanti manifestanti che hanno anticipato la marcia leonfortese a nulla sono servite. Le manifestazioni per la pace di Roma e Milano non hanno portato rilevanti mutamenti bellici, nel panorama mondiale, e certo manifestare potrebbe servire a creare una coscienza di gruppo nei partecipanti in modo da sentirsi tutti uniti contro tutte le guerre presenti e future; ma nell'immediato, il nostro Governo ha già scelto di proseguire la politica di supporto militare all'Ucraina e demandato ad altri l'azione diplomatica. Potrebbe servire a ricordare Aldo Capitini, che, il 24 settembre del 1961, fece la prima marcia per la pace e che si battè per testimoniare a favore della nonviolenza e della solidarietà fra i popoli così come prima di lui aveva fatto Bertrand Russel a Aldermaston contro il nucleare.
La marcia leonfortese ha indubbiamente avuto un valore religioso. Gli organizzatori, forse, l'hanno intesa come una preghiera collettiva finalizzata ad aggregare le istanze spirituali prima ancora che fattuali; eppure, è dall'ottobre del 1986 che, ogni 27 ottobre, la Comunità di sant'Egidio convoca i rappresentanti delle confessioni mondiali per pregare insieme, ma niente. La marce servono a sensibilizzare a fare comunità, servono a schierare chi è per la pace e chi no, ma chi non è per la pace? Chi commercia in armi e questi mi sembrano poco sensibili alle marce.
La marcia per la pace è sostanzialmente un rituale vuoto si significato ma almeno non fa danni.
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