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I NICOSIANI E QUELLE LOTTE PER LA LIBERTA` Dal Risorgimento alla Resistenza

Nei passaggi cruciali del primo e secondo Risorgimento per l'indipendenza e la liberazione dal fascismo  ci sono stati dei nicosiani che hanno partecipato e che hanno dato  la propria vita. Nei moti di indipendenza del 20-21, lo storico Nino Contino, scrive che ci sono stati  78 popolani uccisi e 175 imprigionati.  Anche in altri luoghi dell'isola le rivolte sono state soffocate nel sangue  dalle truppe di Re Ferdinando di Borbone. I moti del ' 30 ,come quelli del '20,  non hanno avuto degli esiti positivi   per la scarsa partecipazione popolare  e  organizzativa. Tutt'altri esiti i moti rivoluzionari del '48, la Primavera dei popoli, caratterizzati da un'ondata di agitazioni  contro i regimi assolutistici di tutta Europa. Nel racconto dell'allora diciottenne Giuseppe Bruno, diventato deputato e sindaco di Nicosia, si legge della presenza attiva di un gruppo di carbonari. Successivamente, 1860-61,durante la spedizione dei Mille, la città  si sollevò prima della battaglia di Calatafimi e inviò a Garibaldi  delle somme e un contingente di cavalli.  Anche nella lotta di liberazione dal nazifascismo,1943-45, ritroviamo la partecipazione di un gruppo di partigiani combattenti nicosiani. Sono stati 41, di cui un mio zio, nomi che abbiamo conosciuto, onorati e letti lo scorso anno durante la giornata della Liberazione e che nuovamente saranno riletti e ricordati insieme ai  partigiani di Troina e di Leonforte. Un momento unitario e corale come si conviene per l'ottantesimo  della Liberazione in ricordo di donne e uomini che hanno sacrificato la propria vita e la propria giovinezza per un Paese finalmente libero e liberato. Mentre si lottava e si moriva si pensava pure alla ricostruzione dalle macerie della guerra e di dare un nuovo volto al Paese. Il volto della primavera della libertà  e delle parole che ritroviamo nella Costituzione  di  unità e  diritti. Per scriverla si sono incontrati uomini e donne di  orientamenti politici e  ideologici diversi, i quali hanno messo il meglio di sé per arrivare a qualcosa che desse un senso al futuro, allo stare insieme e allo costruzione dello Stato democratico. Uno Stato con il volto della dignità riconquistata, deturpata dalle nefandezze del capo banda del regime  Mussolini. Un regime liberticida, violento,repressivo e persecutore degli ebrei e dei diversi. I costituenti hanno elaborato e costruito uno Stato in cui riconoscersi per andare avanti, anche se attualmente vi sono delle forze demo-populiste che vorrebbero stracciare quella Carta per riviscriverne una loro.  Ci tentano, ma non sarà facile cancellarla anche perchè ci aiuta a capire  il presente in cui viviamo. Un'epoca dal volto disumano delle guerre e dal dominio  tecno-finanziario capitalistico  che condiziona  la  politica e le stesse aspirazioni dei popoli. Siamo entrati in un'altra era rispetto agli ottant'anni trascorsi in pace. Quegli anni ci spingevano ad andare avanti perché il cammino era illuminato dal faro della Costituzione nata dalla Resistenza. Quello che alcuni "sapienti" tardano a capire che alla Carta non c'è alternativa, se non quella di rispettarla, di aggiornarla ma non stravolgere e di applicare le parti ancora non applicate di interesse sociale.  Che dovremmo trovare pure  nelle politiche europee  per superare differenze e diseguaglianze. Non solo armi ma politiche di pace. La nostra Costituzione ci aiuta. È ancora giovane, profuma di ginestra  lungo i sentieri di montagna della libertà.                                                                                                                                                                                                                                        PS. Alcune notizie tratti dal saggio del mio  amico e storico Nino Contino " Nicosia rivoluzionaria" di cui ho collaborato e che la giornalista Giulia Martorana ha scritto un interessante articolo apparso sul giornale La Sicilia,  marzo 2011.                            

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