MAGGIO 1972, IL GIUDICE CESARE TERRANOVA A NICOSIA di Luigi Boggio
- Luigi Boggio
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Aggiornamento: 1 giorno fa

Caro Aldo, grazie dell'invito per partecipare alla serata finale dell'interessante rassegna in ricordo e in onore di uomini che hanno dato la vita per una Sicilia libera dalla mafia e dal malaffare. Non posso esserci, ma questo non mi esime di parlare del magistrato Cesare Terranova che, venerdì 11 aprile, chiuderà la rassegna con il film di Scimeca. Ho conosciuto Cesare Terranova a Nicosia nel corso della campagna elettorale del maggio del 1972, ma era già noto per le sue azioni di scavo del fenomeno mafioso, che lo porta per prima ad intuire la pericolosità del nascente clan dei corleonesi. Era venuto nella nostra cittadina all'inizio di maggio essendo candidato nelle liste del Pci come indipendente di sinistra per un comizio insieme ad Emanuele Macaluso. Una candidatura che all'epoca destò grande interesse nell'opinione pubblica e qualche critica dei soliti benpensanti dal doppio volto. Nel partito, niente mugugni ma tanto entusiasmo. Dove si andava si notava da subito anche per il suo atteggiamento cordiale e disponibile. La sera del comizio prima di salire sul palco ci ha fatto sapere che lui avrebbe parlato poco. Così è stato, poche parole con i motivi della scelta nelle nostre liste e l'impegno di portare l'esperienza maturata come magistrato nelle aule del Parlamento per delle leggi di contrasto alla mafia. Come avvenne insieme a Pio La Torre nella scrittura della relazione di minoranza sul fenomeno mafioso. Un documento che ha fatto storia per l'analisi sulla natura della mafia, la sua trasformazione, gli affari e il rapporto mafia-politica. Un documento che andrebbe riletto alla luce degli avvenimenti successivi e fatto conoscerlo. Concluso il comizio con Emanuele Macaluso siamo andati a cena in un noto ristorante in contrada Favara. Nel corso della cena abbiamo appreso che era nato a Petralia Sottana e che sua moglie era parente degli Speciali Giaconia che per l'occasione erano venuti in piazza a salutarlo. Conosceva bene le nostre zone, per la prima volta ho sentito parlare del Tribunale di mafia di Mistretta e del fenomeno del banditismo che imperversava tra le Madonie e i Nebrodi. Per combattere il fenomeno ,ricordo per averlo sentito raccontare, era di stanza un reparto della Mobile che successivamente venne spostato a Montelepre, il paese di Salvatore Giuliano. Accolto, dopo la stragge di Portella della Ginestra, dal noto barone volante Stefano La Motta. L'indomani prima di andare via abbiamo fatto un ulteriore giro in piazza per salutarlo e vederlo dopo come deputato in quel partito che non c'è più. A noi grande orgoglio per un uomo colto, preparato e la schiena dritta, ma non ai poteri deviati e alla mafia. Loro non dimenticano. Il 25 settembre del 1979 , veniva ucciso insieme al maresciallo Lenin Mancuso. Un bel ricordo,caro Aldo, buona visione del film " il giudice e il boss". Bravo Scimeca per la ricostruzione e per averlo portato sullo schermo per non dimenticare.
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