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Immagine del redattoreAldo la Ganga

MENO STATO,MENO MAFIA




L'estraneità, il fastidio , l`intolleranza della maggioranza dei cittadini nei confronti delle istituzioni e della sfera della politica in generale è ribadita oggi piu` che mai.

Basta vedere come tantissimi cittadini hanno reazionato all’arresto del boss Matteo Messina Denaro.

Ci sono stati e soprattutto ci sono in queste ore, svariati segnali sociali che vanno dalla crescita esponenziale di movimenti populisti e antipartitocratici, dal rifugiarsi nella propria sfera personale fuggendo il piu` possible da uno stato sempre piu` oppressivo e compromesso con sistemi malavitosi e per malavitosi intendo non solo le organizzazioni criminali ma anche la convivenza ed il sostegno dato a banche, potentati finanziari e religiosi che affamano sempre di piu` il popolo e gli sotraggono ogni giorno tutte le conquiste che in decenni di lotte sociali i cittadini hanno conquistato.

Assistiamo quotidianamente all`attacco molto spesso violento hai diritti di noi tutti……Bisogna reagire ora e subito delegittimando e mettendo in crisi il sistema nel suo insieme . Incominciando dalla non-partecipazione ai riti elettorali parlamentari e centralistici che simbolicamente rilegittimano lo stato e concretamente vincolano i cittadini alle sue logiche, alla sua politica ad i suoi interessi.

La vanificazione della democrazia parlamentare e conseguentemente di tutte le sue emanazioni politiche, sarebbe un colpo mortale anche per la mafia. La decentralizzazione di risorse decisionali ed economiche; la trasparenza di una gestione amministrativa depurata da qualsiasi forma di elargizione di diritti o di concessione di privilegi, ma ricondotta a mero interfaccia tra istituzioni decentrate e vicine a popolazione autogestita e portatrice di facoltà effettive di controllo; la capillarità di organismi popolari e di Democrazia Diretta che autogestiscono i servizi quotidiani della vita pubblica senza sottostare all'imperio di una struttura centralizzata e vincolante, la rotazione di incarichi di responsabilità per quanto concerne la gestione decentrata di particolari funzioni collettive; questi ed altri elementi ancora di una società libera, orizzontale a sviluppo municipale e territoriale scombinerebbero i piani di Cosa nostra, che non troverebbe più alcun punto di riferimento cui far leva per ottenere illecitamente quelle prestazioni lecite da parte della sfera della politica, complementari alle proprie attività criminali.

Indubbiamente il conflitto si sposterebbe sul piano della forza fisica delle armi, ma almeno si eliminerebbe un potente fattore di illusione e dissuasione che impedisce, di fatto, un reale e fattivo impegno contro la mafia da parte dell'opinione pubblica coalizzata, oggi sconcertata da sapienti operazioni ad effetto e dalle candide ammissioni di stretta collaborazione e di accordi tra potere mafioso e potere politico. Cercando di dimostrare con alcune sapienti operazioni ad effetto rivolte a parti ormai bruciate di Cosa nostra e gia` sconfitte, utilizzate come paravento dallo stato per dimostrare il suo impegno contro la criminalita` mafiose del passato gia` sconfitte, superate e sopraffatte al fine di non approfondire o investigare quelle presenti.

Una soluzione radicale, che supera lo stato centrale e mafia, complici pur nell'esercizio diversificato della medesima logica e pratica della violenza e del dominio spietato, va elaborata e avanzata da parte di tutti quei soggetti stufi di essere spettatori passivi di conflitti di potere la cui posta in palio è pur sempre il dominio di pochi sui molti assoggettati.

E' questa, tra l'altro, la chiave per smuovere l'indifferenza pubblica alla spettacolarizzazione del conflitto mafia-stato: essa è riconducibile alla percezione certamente non peregrina che si tratta di un conflitto aspro all'interno di un medesimo campo, la cui soluzione non apporterebbe nulla di realmente diverso nella vita quotidiana della gente comune.

Una ennesima telenovela, polveroni abilmente suscitati per ammorbidire gli animi, distogliere lo sguardo della gente e farsi gioco di noi tutti .

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