Francesco Testa nasce a Nicosia da un’antica famiglia della nobiltà pisana arrivata in Sicilia nel XV secolo, la sua prima educazione è compiuta nella casa paterna. Assieme al fratello minore Alessandro dovrà continuare gli studi a Palermo, ma scegliere un maestro non è facile.
Sono anni politicamente incerti, la Sicilia vede sfilare in rapida successione i rappresentanti di diverse case regnanti europee ed entrare in crisi i rassicuranti codici culturali spagnoli. L’Apostolica Legatia – il privilegio che rende i sovrani siciliani legati a latere del pontefice – fa sì che il variare delle dominazioni abbia un’immediata rispondenza nella vita ecclesiastica, che gesuiti, benedettini e teatini arretrino o guadagnino terreno a seconda della loro collocazione politica; nel frattempo le critiche ai metodi e al programma delle scuole gesuite hanno creato le condizioni per l’esaurirsi di un monopolio plurisecolare, i teatini inaugurano alcune scuole dove la filosofia scolastica è sostituita da un moderato cartesianesimo. Ed è ai Teatini che viene affidata l’educazione dei due fratelli Testa: Alessandro è accolto nel seminario di Messina, il primogenito Francesco è destinato alla carriera del foro e studia legge presso la scuola di Agostino Pantò.
La formazione è completata con alcuni viaggi di studio, il biografo-segretario Secondo Sinesio ne avrebbe elencato le destinazioni da Palermo a Pisa e poi Siena, Padova, Firenze, Bologna, Ferrara, Venezia, Milano: sono le classiche tappe di ogni Tour della penisola, con la differenza che stavolta si va dal Sud verso il continente. Una volta tornato in patria Francesco Testa sceglie di prendere gli ordini ecclesiastici al posto del fratello Alessandro e ricomincia a studiare, assieme a Giovanni Di Giovanni lo ritroviamo fra gli allievi del colto archimandrita di Messina Silvio Valenti Gonzaga.
L'occasione per distinguersi fra i tanti ecclesiastici che popolano la capitale siciliana si presenta quando, dopo il breve intervallo austriaco, tornano gli spagnoli. Il 30 giugno 1735 avviene l’ingresso solenne di Carlo Borbone, il 3 luglio l’incoronazione; e la pubblicazione di una Relazione delle feste in Palermo celebrate per la coronazione di Carlo III rende Francesco Testa "visibile" agli occhi del potente regio ministro don José Joaquín Montealegre duca di Sales: per suo consiglio, nell’agosto del 1735 il giovane sacerdote viene nominato canonico della cattedrale di Palermo. Considerata l’educazione ricevuta pare del tutto ragionevole che, nel conflittuale contesto locale, Francesco Testa si schieri col più avanzato “fronte riformatore”; lo ritroviamo invece nel “fronte baronale”, di cui è fervente interprete il canonico gesuita Antonino Mongitore.
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