NATALE 1943: LA NOTTE IN CUI NACQUE “FISCHIA IL VENTO”, L’INNO DEI RIBELLI ▪️
Era la notte di Natale del ‘43, nella piccola frazione Curenna di Vendone, sulle colline immerse negli olivi dell’entroterra di Albenga.
Fu prima volta in cui venne cantata “Fischia il vento“ poi diventata l’inno delle Brigate Garibaldi.
Un piccolo gruppo di partigiani era sceso in silenzio verso il paese, una piccola frazione che si chiama Curenna, arrampicata sul costone.
Avevano deciso, a modo loro, di fare un regalo alla gente di lì, che non solo li aveva accolti con due pentoloni di castagne, ma che aveva promesso al comandante che il giorno dopo, avrebbe invitato tutti i partigiani a pranzo nelle proprie case, rischiando, e non poco, se i fascisti e i tedeschi lo venissero a sapere.
Aspettarono la messa di mezzanotte e quando si aprì la porta della chiesa loro cominciarono a cantare.
Il testo della canzone fu scritto da Felice Cascione nome di battaglia «U Mégu» capo partigiano originario d’Imperia, che fu ucciso ad Alto.
Era con loro anche Giacomo Sibilla, nome di battaglia «Ivan». Era reduce dalla Campagna di Russia e lungo il Don aveva imparato la melodia popolare «Katjuša».
Su quelle note il gruppo adattò i versi scritti da Felice al tempo dell’università:
«Fischia il vento, infuria la bufera
scarpe rotte eppur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell’avvenir».
La canzone viene eseguita due volte, perchè Ivan la cantò orgoglioso anche in russo.
E proprio nel piazzale della chiesa del paesino, in quella notte del ’44, l’inno partigiano venne diffuso per la prima volta ufficialmente, per poi diventare l’inno icona della Resistenza.
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