Era il 1956 quando irrompe nello scenario politico nicosiano la lista civica IL CAMPANILE.
A promuoverla era stato il dott. Guglielmo Mastroianni, alto funzionario delle ferrovie dello stato in pensione e presidente a nomina Democrazia Cristiana dell’Azienda Speciale Silvo Pastorale.
La nascita di questo nuovo raggruppamento politico fu dettata dalle poco gradite attività amministrative di tanti “notabili” democristiani e dalle prime rese dei conti tra i capi bastoni elettorali che avevano gestito i fondi stanziati per la ricostruzione di Nicosia dal Piano Marshall.
Le Somme che la nostra cittadina ricevette dal 1948 al 53 furono circa 9.000.000 di dollari, che al cambio dei primi anni 50 del secolo scorso corrispondono a quasi 4 miliardi di lire; ricordo che lo stipendio medio di un operaio in quel periodo storico era di circa 25.000 lire mensili.
Tutta questa “liquidità” provocò dissapori, attriti e “sciarre” oltre a dare un grande strumento di clientelismo che rafforzava il radicamento elettorale dei democristiani.
IN QUELLA TORNATA ELETTORALE Nicosia aveva oltre 20.000 abitanti residenti e i cittadini aventi diritto al voto furono 12,262 che eleggevano con metodo proporzionale 32 consiglieri comunali.
Si presentarono tre liste, la Democrazia Cristiana, la lista civica Il Campanile e il Partito Comunista Italiano, con all’interno qualche candidato socialista.
Concorsero alla carica di consigliere comunale ben 84 nicosiani ( 82 uomini e 2 donne).
Dalle urne, sorprendentemente, uscì vincitore la lista Il Campanile che riuscì ad eleggere 17 consiglieri comunali; 12 andarono alla Democrazia Cristiana e 3 al Partito Comunista Italiano.
Fu un’elezione piena di colpi di scena, e si assistette a veri e propri stravolgimenti in consiglio comunale.
Il primo colpo di scena riguardava il promotore e fondatore, Guglielmo Mastroianni, che a causa del suo essere presidente dell’Azienda Speciale Silvo Pastorale, risultò ineleggibile e venne dichiarato decaduto, al suo posto, nel luglio del 1956, venne eletto sindaco Rosario Campo.
Il secondo colpo di scena riguarda il “RITORNO A CASA DI DUE ELETTI “ nella lista Il Campanile , infatti due consiglieri comunali appena eletti , rientrarono nei ranghi della DC e assottigliando la maggioranza uscita dalle urne e rendendo ingovernabile Nicosia.
Del terzo colpo di scena ne fu artefice il sindaco Rosario Campo, che per supplire alla “ fuga” di due suoi consiglieri comunali, apre il governo cittadino ai comunisti, e fu cosi che il maggior esponete del PCI nicosiano, Turiddu Lo Grasso divenne assessore.
I democristiani locali, non avevano previsto questa variante e cercarono in tutti i modi con svariati ricorsi legali di porre fine a questa esperienza, si giocarono, disperatamente la carta delle dimissioni di massa, infatti dopo qualche mese dell’insediamento della nuova amministrazione comunale si dimisero tutti i consiglieri d’opposizione, nel tentativo estremo di far commissariare il comune.
Ma niente riuscirono ad ottenere, infatti il governo cittadino, composto dalla civica Il Campanile e dal PCI andò avanti per tutta la legislatura.
Questa esperienza fu un evento storico nella nostra cittadina, ma non produsse assolutamente niente di nuovo nella politica locale e nei metodi amministrativi.
Niente che i nicosiani potessero percepire come cambio di passo o come rottura con le passate amministrazioni comunali.
Fu un’opportunità sprecata, che alla lunga rinforzó ancora di più i notabili democristiani che ritornarono nel 1960 al potere ancora più forti di prima e con un elettorato sempre più grande.
Il sindaco uscente, Rosario Campo, ricandidatosi, in una coalizione laica e civica non venne neanche eletto in consiglio comunale, si dovette dimettere il signor Tumminaro di Villadoro, risultato il primo e unico eletto della lista, per fargli posto in consiglio.
Questa è la storia molto sintetica dell’esperienza di governo della lista civica Il Campanile che governò dal 1956 al 1960 Nicosia in alleanza con il PCI locale, un’esperienza mediocre e insufficiente, che ha continuato ad usare metodi di governo consociativi e clientelari senza nessun sussulto, innovazione o differenze con la DC.
Tutto questo preparò il terreno al ritorno al potere della DC.
Infatti, nella tornata elettorale di fine 1960, i nicosiani, scelsero l’originale e non l’imitazione, e fu cosi che venne eletto sindaco l’avv. Salvatore Motta con una maggioranza forte di 20 consiglieri comunali.
Nb: è stato difficilissimo reperire dati e informazioni su questa stagione politica nicosiana, voglio ringraziare chi mi ha aiutato nelle ricerche, chi mi ha raccontato fatti ed aneddoti e chi mi ha inviato copie delle gazzette ufficiali nazionali e regionali.
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