Il 2023 volge al termine anche per Nicosia ed è giusto provare a fare un poco di bilanci per capire (e non dimenticare) come è andato quest’anno. E a ben vedere, il 2023 per il paese può oggettivamente vedersi come un annus horribilis, forse il peggiore anno di sempre per Nicosia dal dopoguerra, caratterizzato da un sacco di fallimenti politici da parte di tutti i rappresentanti locali, mostrando il loro totale disinteresse per i cittadini ma solo un attaccamento al potere e alla poltrona.
Vi ricordate come si aprì il 2023? Pignoramento dei conti da un lato, aumento delle indennità dall’altro lato. Facile qua fare del populismo e quindi non approfondiremo oltre la questione dicendo solamente che è giusto che da un lato si paghino le tasse, ma è anche giusto che la politica, soprattutto quella locale, ragioni mettendo al centro la persona umana (che conosce) e non i numeri, trovando soluzioni meno burocratiche.
A Febbraio il più grande capolavoro vomitevole della politica locale che ha mostrato il vero volto dei rappresentanti. Da un lato un consiglio comunale che si consuma tra un tradimento codardo e scene di quasi rissa che hanno fatto ridere tutto il mondo (e allo stesso tempo fatto cadere la faccia a tutta Nicosia), dall’altro lato la farsa delle dimissioni, palese mossa per smuovere i sentimenti di pancia dei cittadini (per questo sopra non si è voluto fare populismo: perché vogliamo mantenerci diversi da un modo di fare vergognoso). Nota di colore in tutta questa storia qualche sondaggio facilmente manipolabile (come dimostrato a suo tempo) e arriviamo a Marzo con il ritiro delle dimissioni per “senso di responsabilità” (sinonimo di “col cavolo che mollo il potere”). Ad Aprile si covava la sorpresa che sarebbe “scoppiata” letteralmente a Maggio con quello che è forse il gesto più vergognoso dell’era Bonelli (ma come mai quella volta non si è dimesso?): la firma per vincolare per trent’anni Nicosia, assieme a Sperlinga e Gangi con l’esercito per la realizzazione di un hub logistico-militare. In tutta questa storia il sindaco non è stato comunque il peggiore in campo perché, al di là di grottesche difese all’idea (peraltro uscita allo scoperto senza aver minimamente informato i cittadini, ma quelli son buoni solo quando servono per mantenere il potere) che peraltro facevano intendere che Nicosia non avrebbe ceduto neanche un metro del proprio territorio (allora perché firmarlo), da segnalare il comportamento di alcuni consiglieri di opposizione che prima hanno applaudito all’iniziativa con roboanti post su facebook, poi, capendo che la società civile era da tutt’altra parte, avendo avuto cura di cancellare le prove del primo entusiasmo, hanno cercato maldestramente di mettersi a capo di quella che è stata una “gloriosa rivoluzione” da parte di tutta la società e che ha strappato quel patto sciagurato. Il fatto che oggi quei consiglieri di opposizione vorrebbero atteggiarsi a salvatori della patria mostra che, come detto all’inizio, il problema non è solo Bonelli, ma tutta la classe politica locale che in un paese civile sarebbe già a casa da un bel po’, eccezion fatta per alcuni membri, sia dell’amministrazione che del consiglio comunale, che comunque senza proclami e nel silenzio lavorano veramente e responsabilmente per questo paese.
Può essere che in estate non succedesse qualcosa? Ed infatti anche in estate abbiamo avuto di che divertirci con la storia dell’esperto dei borghi più belli d’Italia, ovvero, nel totale disconoscimento della storia locale, trasformare Nicosia da città a borgo, come dire avere 16 anni e al posto del liceo ritornare alle elementari. Certo, Nicosia si è spopolata, si è impoverita, quelli che si credono “élite” di questo paese sono assimilabili alla vecchia piccola borghesia di Claudio Lolli, però ogni tanto un sussulto di amor patrio ci vorrebbe. L’iniziativa, comunque, è nata male ed è continuata peggio ed infatti ormai nessuno si ricorda neanche il nome dell’esperto che, tra le altre, non abbiamo mai capito quali fossero i titoli che lo qualificassero come “esperto” su questa materia.
In estate, non dimentichiamo, che c’è stata anche qualche mossa di riavvicinamento tra consiglieri, cosa smascherata nel maldestro tentativo di qualcuno di negarla (succede anche questo a Nicosia).
Per un periodo, a furia di tutte queste iniziative rispedite sdegnosamente al mittente, sembrava che Bonelli avesse capito che era meglio tacere. E invece nulla, una nuova iniziativa grottesca si profilava all’orizzonte, ovvero la Statua della Madonna del Soccorso, “miracolosamente” giunta presso la casa d’Asta Pandolfini e che ha smosso gli animi di certuni sul fatto che siccome questa statua era originariamente a Nicosia dovesse, per chissà quale diritto di prelazione, tornare a Nicosia. La fortuna di questa Madonna è stata di andarsene da Nicosia dato che diverse sono le opere che andrebbero restaurate in paese (vedi Cona del Gagini) e diverse le opere che non abbiamo saputo valorizzare o, addirittura, sono andate perse (vedi il Cristo Pantocratore di San Michele). Ma vabbè, Dio, Patria e Famiglia è una triade che porta voti a volontà e quindi qualche politico (Bonelli si è accodato, bisogna essere corretti) si è subito sbracciato con qualche proclama ma della statua ancora non si è visto nulla.
L’anno passa e arriviamo a Dicembre, mese che si apre con la dichiarazione da parte di una consigliera di un Natale stratosferico dato che sono arrivati 30 mila euro grazie alla sua intercessione. Ebbene, il Natale di Nicosia, quello dei 30 (mila) denari, è forse stato il peggiore di sempre, con iniziative storiche che non si sono più fatte (sagra della picciotta in primis), eventi fallimentari con ben poco ritorno per i commercianti nicosiani (avremo modo di approfondire la questione più avanti).
Quest’ultimo mese ha mostrato, comunque, il vero volto della politica locale: tutto fumo e niente arrosto. Fatta di roboanti proclami e poi, andando a scartabellare i documenti, si vede che i consiglieri che fanno più “rumore” sono quelli che fanno meno di tutti con commissioni vuote. Se i cittadini provano a fare qualcosa o a proporre idee, come ad esempio il bilancio partecipato, il consiglio comunale prende posizioni a dir poco incommentabili. Bonelli fa ancora il sindaco perché è sorretto dai veti incrociati dei vari consiglieri che non riescono neanche a partorire una mozione di sfiducia ben sapendo peraltro che molti di questi alle prossime elezioni non prenderanno neanche il proprio voto, e a far le spese sono i cittadini che devono vivere in un paese bloccato da una politica irresponsabile. Ovviamente non dobbiamo generalizzare, ci sono valenti figure in ambedue gli schieramenti e forse questa cosa la gente sta cominciando a capirla.
Ed è questo l’augurio che ci facciamo per il 2024: la fine di questa vergognosa agonia (ma sappiamo bene che non avverrà) e, soprattutto, che emerga sempre più il valore di chi nel silenzio opera e opera bene per questo paese, che sfugge dai proclami roboanti e preferisce i fatti reali. Che si ritorni a fare la politica dei fatti. Ma per far ciò c’è bisogno di un senso di umanità da parte di questa classe politica (che ha ancora la possibilità in extremis di non cadere nel dilemma di Narciso nel diventare politicamente famigerato se non può essere famoso) ad andare a casa e far tornare i cittadini (ormai stanchi e stufi di questa esperienza politica) a scegliere i propri rappresentanti.
Era giusto fare questo resoconto perché, parafrasando Tacito, avremmo anche potuto perdere la memoria se fosse facile all’Uomo dimenticare tanto quanto tacere.
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